Serbia-Croazia: Chiese locali su assoluzione di ex generali croati accusati di crimini
di guerra
Ha suscitato - come prevedibile - reazioni opposte anche nelle Chiese in Serbia e
Croazia la sentenza di assoluzione emessa nei giorni scorsi dal Tribunale Penale Internazionale
dell’Aja nei confronti degli ex generali croati Ante Gotovina e Mladen Markac, condannati
in prima istanza per crimini di guerra e contro l’umanità durante il conflitto nella
ex Jugoslavia. I due militari in primo grado erano stati condannati rispettivamente
a 24 e 18 anni di prigione. Le accuse formulate nei loro confronti riguardavano in
particolare la cosiddetta operazione “Tempesta”, condotta dall'esercito croato nel
1995 contro i serbi che vivevano nelle regioni di Dalmazia e Slavonia, che attualmente
fanno parte della Croazia. I giudici avevano stabilito che i generali fecero parte
di un complotto guidato dall'ex Presidente croato Franjo Tudjman per espellere serbi
che vivevano in Croazia. Secondo i giudici di appello, invece , un simile complotto
non è mai esistito. La sentenza è stata festeggiata come un’importante vittoria in
Croazia, che ha sempre negato le accuse che il proprio esercito sia stato impegnato
durante la guerra in operazioni di pulizia etnica contro la minoranza serba. Durissima
invece la reazione del governo di Belgrado che ha annunciato la “riduzione a livello
tecnico” della sua cooperazione con il Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia.
Allineati con le posizioni dei rispettivi governi e opinioni pubbliche, l’episcopato
croato, da una parte, e la Chiesa ortodossa serba, dall’altra. Il presidente della
Conferenza episcopale croata, mons. Želimir Puljić, arcivescovo di Zara, ha espresso,
a nome dei vescovi, “gioia” perché “giustizia e verità hanno finalmente vinto”.
Di segno opposto il giudizio del Santo Santo Sinodo della Chiesa ortodossa serba.
In una nota esso afferma di avere accolto con “incredulità e costernazione” il verdetto
, definito “vergognoso” e che - afferma – getta discredito sul Tribunale dell’Aja
e allontana la riconciliazione in questa parte dell’Europa. (A cura di Lisa Zengarini)