2012-11-21 14:56:35

Crisi. Ue divisa sugli aiuti alla Grecia, Parigi ottimista: l'accordo ci sarà


“Senza un accordo per la Grecia è a rischio la stabilità di tutta la zona euro”. Così il premier greco Samaras mette in guardia i Paesi europei e il Fondo monetario internazionale (Fmi) all’indomani del vertice dell’Eurogruppo a Bruxelles, che ha bocciato lo sblocco di 44 miliardi di euro destinati ad Atene per far fronte al proprio debito. Alla base della decisione, rinviata a lunedì prossimo, le perplessità della Germania sull’entità dell’impegno che pesa sui partner europei e del Fmi, contrario ad una dilazione di due anni per la restituzione degli aiuti. Più ottimista la Francia, secondo la quale un accordo con Atene sarebbe vicinissimo. Giancarlo La Vella ne ha parlato con l’economista Angelo Baglioni, docente all’Università Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. - È chiaro che le tensioni che si erano un po’ assopite sono destinate a riacutizzarsi a meno che non si arrivi a un accordo. Rispetto a qualche mese fa, ora c’è la rete di sicurezza che è stata stesa dalla Banca centrale europea con la disponibilità a intervenire in acquisto di titoli di Stato degli altri Paesi periferici europei. Quindi, il rischio di contagio ad altri Paesi come Spagna ed Italia è molto minore rispetto al passato.

D. - Lunedì prossimo ci sarà un nuovo vertice dell’Eurogruppo. In pochi giorni, si riusciranno a superare le perplessità mostrate soprattutto dalla Germania e dal Fondo monetario internazionale?

R. - L’ipotesi prevalente è che alla fine si trovi un accordo. A me sembra che la Grecia abbia mostrato di avere fatto grossi sforzi anche nelle ultime settimane, approvando l’ennesimo piano di austerità. Mi sembra quindi che abbia fatto la sua parte, seppure con ritardi, ma la traiettoria di debito sul Pil della Grecia sarà peggiore di quello che si immaginava qualche tempo fa, perché la recessione nel Paese è più grave di quello che si prevedeva. Però, credo che alla fine si troverà un accordo.

D. - Sarebbe critica per l’Eurozona l’esigenza di dover aiutare, dopo la Grecia, un altro Paese che dovesse trovarsi nelle medesime condizioni?

R. - Sì. Sono richieste che pongono ai Paesi partner dei costi notevoli. D’altronde, la posta in gioco è molto alta perché riguarda la tenuta della stessa unione monetaria. C’è anche da dire che da agosto in avanti, è stato messo sul piatto un altro strumento molto potente oltre agli aiuti dai governi tramite il Fondo di stabilità europeo. Quest’arma in più è costituita dagli interventi della Banca centrale europea, strumento che finora è stato solo annunciato perché, come noto, l’attuazione è poi subordinata al fatto che un Paese chieda e riceva gli aiuti dal fondo di stabilità europeo. Comunque, già il fatto di avere disponibile, almeno sulla carta, questo strumento in più, aumenta l’ammontare delle risorse complessivamente utilizzabili per dare stabilità finanziaria ai governi che eventualmente ne facciano richiesta e quindi all’area Euro nel suo complesso.







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