Congo: dopo la caduta di Goma in mano ai ribelli, rabbia e timori nel Paese
Mentre i ribelli del Movimento del 23 marzo (M23) hanno preso il controllo di Goma,
capoluogo della ricca e remota provincia del Nord-Kivu, l’onda lunga del conflitto
nell’Est ha già raggiunto altre città della Repubblica Democratica del Congo. A Kinshasa,
che dista circa 1500 chilometri, un gruppo di individui non meglio identificati ha
cercato di introdursi con la forza nelle ambasciate del Rwanda e dell’Uganda. Nella
capitale ma anche a Kisangani, capoluogo della provincia Orientale che a sud confina
con il Nord-Kivu - riferisce l'agenzia Misna - migliaia di studenti universitari e
liceali sono scesi in piazza in segno di protesta per “l’aggressione subita”. Edifici
pubblici e privati sono stati danneggiati, tra cui alcune sedi del Partito del popolo
per la ricostruzione e la democrazia (Pprd, presidenziale) e del Movimento sociale
per un rinnovamento (Msr, maggioranza). A Bunia, capoluogo dell’Ituri nella provincia
Orientale, gruppi di giovani hanno invece attaccato il quartiere generale della locale
missione Onu, la Monusco, scandendo slogan contro l’Onu e il governo congolese. A
Bukavu, capoluogo della provincia ‘sorella’ del Sud-Kivu, fonti locali della Misna
riferiscono di un clima di “incertezza” e di “delusione diffusa tra la gente che si
sente abbandonata dai governanti”. Nelle ultime ore, ad accrescere i timori di una
possibile ‘discesa’ verso sud dei ribelli del M23, è stata la circolazione di “notizie
molto preoccupanti sul piano militare nazionale ed internazionale” ha dichiarato l’analista
politico Jean-Jacques Wondo, al sito della diaspora congolese ‘Ingeto’. Mettendo il
comando delle Fardc (esercito congolese) davanti al fatto compiuto, il presidente
Kabila avrebbe dato l’ordine alla forza aerea di lasciare Goma e dintorni per ritirarsi
a Bukavu; tre elicotteri si troverebbero già al locale aeroporto. “Una mossa incomprensibile
che annienta l’efficacia delle operazioni congiunte aeree Fardc-Monusco le uniche
che negli ultimi tempi sono riuscite a infierire un duro colpo ai ribelli e al suo
alleato ruandese mentre le unità di terra sono mal equipaggiate, disorganizzate e
poco motivate” ha sottolineato Wondo. Le truppe di terra, ritiratesi da Goma, o respinte
sulla base di un’altra versione dei fatti, si sarebbero riposizionate a Sake (Nord-Kivu)
e Minova (Sud-Kivu). Stamani fonti di stampa belga scrivono che “gli insorti starebbero
avanzando anche sulla strada che porta a Bukavu”. A Goma, i ribelli del M23 sembrano
avere già ottenuto i primi risultati concreti dopo l’ultimatum di 24 ore lanciato
ieri ai militari: quello di consegnarsi, farsi identificare e arruolarsi tra le loro
fila. Immagini pubblicate dall’emittente panaraba Al Jazeera documentano la resa di
centinaia di soldati e agenti di polizia congolesi, raggruppati nello stadio del capoluogo.
Alla luce delle nuove incognite che ha aperto lo scenario della caduta di Goma, oggi
gli occhi dei congolesi saranno anche puntati verso il Consiglio di sicurezza dell’Onu,
chiamato a pronunciarsi su una possibile revisione del mandato della Monusco e un
dispiegamento di altre truppe a sostegno dei 1500 Caschi blu ancora presenti nel capoluogo
del Nord-Kivu. (R.P.)