"L'infanzia di Gesù": breve sintesi dell'ultimo libro di Benedetto XVI
Interpretare, in dialogo con esegeti del passato e del presente, ciò che Matteo e
Luca raccontano all’inizio dei loro Vangeli sull’infanzia di Gesù, alla luce di due
interrogativi: “Che cosa intendevano dire?”. E poi: “E’ vero? E in che modo mi riguarda?”.
Sono le domande che Benedetto XVI premette al suo nuovo libro intitolato "L’infanzia
di Gesù", spiegando le linee-guida con la speranza che, scrive, molte persone ne traggano
aiuto nel loro cammino verso Gesù. Ieri la presentazione del volume in vaticano, e
al termine, l'udienza di Benedetto XVI concessa agli editori del volume, la Rizzoli
e la Libreria Editrice Vaticana. Sfogliamo alcune pagine del libro, nel servizio di
Gabriella Ceraso:
E’ la sala d’ingresso
all’intera trilogia su Gesù, il libro sulla sua infanzia, secondo l’autore, che inizia
con una riflessione sull’origine del Salvatore dalla domanda inaspettata che Pilato
fa a Gesù: ”Di dove sei tu?”- domanda circa l’essere e la missione, scrive il Papa.
Messe in luce le differenza tra le genealogie nelle versioni di Matteo e di Luca,
Benedetto XVI ne rivela il medesimo senso teologico-simbolico: “Il suo essere intrecciato
nelle vie storiche della promessa, e il nuovo inizio che, paradossalmente,
insieme con la continuità dell’agire storico di Dio, caratterizza l’origine di Gesù”.
Gesù dunque è creazione dello Spirito Santo, anche se la genealogia rimane importante.
Così scrive il Papa:
“Giuseppe è giuridicamente il padre di Gesù. Mediante
lui egli appartiene, secondo la legge, legalmente alla tribù di Davide. E tuttavia,
viene da altrove, ‘dall’alto’, da Dio stesso. Il mistero del ‘di dove’, della duplice
origine ci viene incontro in modo molto concreto: la sua origine è determinabile e
tuttavia è un mistero. Solo Dio è nel senso proprio il padre suo. La genealogia degli
uomini ha la sua importanza riguardo alla storia del mondo, e ciò nonostante, alla
fine, è Maria – l’umile Vergine di Nazareth – colei in cui avviene un nuovo inizio,
ricomincia in modo nuovo l’essere persona umana”.
Tema del secondo e più
ampio capitolo è l’annuncio a Zaccaria della nascita di Giovanni Battista e l’Annunciazione
a Maria, messe a confronto dal Papa e presentate come adempimento di antiche profezie,
fino a quel momento storico in attesa del loro vero protagonista. Joseph Ratzinger
si sofferma sui vari aspetti delle reazioni di Giuseppe e soprattutto di Maria al
messaggio inaspettato: turbamento, pensosità, coraggio, grande interiorità tratteggiano
la figura delle Vergine nella parole del Papa. Rileggendo il dialogo tra Maria e l’Angelo,
secondo il Vangelo di Luca, Benedetto XVI spiega che attraverso una donna “Dio cerca
un nuovo ingresso nel mondo”, dopo il fallimento dei progenitori. “Bussa alla porta
di Maria. Ha bisogno della libertà umana” scrive il Papa, citando Bernardo di Chiaravalle:
“Non
può redimere l’uomo, creato libero, senza un libero ‘sì’ alla sua volontà. Creando
la libertà Dio, in un certo modo, si è reso dipendente dall’uomo: il suo potere è
legato al ‘sì’ non forzato di una persona umana”.
Maria diventa Madre attraverso
il suo “sì”. E’ questo il momento decisivo: “Attraverso la sua obbedienza – prosegue
– la Parola è entrata in lei e in lei è diventata feconda”.
Al centro del terzo
capitolo l’evento di Betlemme: la nascita di Gesù in un preciso contesto storico-universale,
che Benedetto XVI mette in luce sottolineando il clima dell’età di Augusto Imperatore
romano:
“Solo in questo momento, in cui esiste una comunione di diritti
e di beni su larga scala, ed una lingua universale permette ad una comunità culturale
l’intesa nel pensiero e nell’agire, un messaggio universale di salvezza, un universale
portatore di salvezza può entrare nel mondo: è, di fatti, la pienezza dei tempi”.
Gesù
– precisa il Papa – non è nato nell’imprecisato “una volta” del mito:
“Egli
appartiene ad un tempo esattamente databile e ad un ambiente geografico esattamente
indicato: l’universale e il concreto si toccano a vicenda. In lui, il logos,
la ragione creatrice di tutte le cose, è entrato nel mondo, il logos
eterno si è fatto uomo. E di questo fa parte il contesto di luogo e tempo”.
Nella
prospettiva di una lettura del Vangelo, secondo l’esegesi canonica, Benedetto XVI
spiega poi, il significato di tanti particolari della narrazione della nascita, che
da semplici fatti esteriori diventano parte della grande realtà in cui si attua in
modo misterioso la redenzione degli uomini. In particolare, nel passo dedicato alla
presentazione di Gesù al Tempio, si sottolinea come questa redenzione “non sia bagno
di autocompiacimento ma una liberazione dall’essere compressi nel proprio io", che
ha come costo la sofferenza della Croce. “Alla teologia della Gloria”, scrive il Papa
“è inscindibilmente legata la teologia della Croce”.
Ai magi sapienti e alla
fuga in Egitto, infine, è dedicato il quarto capitolo, dove con una ricca gamma di
informazioni storico-linguistiche scientifiche, il Papa delinea i Magi e conclude
che essi rappresentano non solo le persone che hanno trovato la via fino a Cristo,
ma “l’attesa interiore dello Spirito umano, il movimento delle religioni e della ragione
umana incontro a Cristo”. Una processione che, scrive Benedetto XVI, percorre l’intera
storia. E anche nelle riflessioni su altri spunti del racconto – la natura della stella,
la sosta dei magi a Gerusalemme fino alla fuga in Egitto e alla strage degli innocenti
– Benedetto XVI oltre i semplici fatti, allarga l’orizzonte del lettore al grande
progetto d’amore di Dio: la salvezza eterna offerta alla libertà dell’uomo. Scrive
infatti il Papa:
“Con la fuga in Egitto e con il suo ritorno nella terra
promessa, Gesù dona l’esodo definitivo: egli è veramente il Figlio; egli non se ne
andrà via per allontanarsi dal Padre: egli ritorna a casa e conduce verso casa. Sempre
egli è in cammino verso Dio e con ciò conduce dall’alienazione alla Patria, a ciò
che è essenziale e proprio”.
In questo senso il breve epilogo con il racconto
– secondo il Vangelo di Luca – di Gesù dodicenne che discute con i dottori al Tempio
e poi si confronta con i genitori, in cui si manifesta il mistero della sua natura
di vero Dio e insieme vero Uomo, è in certo modo il coronamento dell’opera e “apre
la porta verso il tutto della sua figura, che poi”, scrive il Papa, “ci viene raccontato
dai Vangeli”.