India: suore cattoliche riscattano le “prostitute sacre” del Karnataka
Liberare le devadasi, le "prostitute sacre" dell'induismo, da sfruttamento, oppressione
ed emarginazione, insegnando dei mestieri e mandando i loro bambini a scuola. È la
missione intrapresa da un gruppo di suore della Croce di Chavanod in Karnataka. Le
religiose - riporta l'agenzia AsiaNews - si sono occupate di 10 villaggi, dove hanno
creato delle classi per 50 bambine, e altri centri di supporto e attività che accolgono
circa 500 bambini. "Per il momento - spiega suor T. Jose - siamo riuscite a convincere
un gruppo di donne a lasciare questa 'professione', e anche altre appaiono motivate".
Il sistema delle devadasi è una pratica indù, secondo la quale una ragazza è "dedicata"
a una divinità del tempio. Dal sanscrito deva, "dio", e dasi, "schiava", in origine
queste ragazze erano una sorta di sacerdotesse: una volta diventate devadasi non potevano
sposarsi, dovevano compiere danze rituali e restare nel tempio come "cortigiane" degli
dei. Nel tempo queste giovani sono diventate vere e proprie prostitute, anche se nel
1988 tale pratica è diventata illegale in tutta l'India. "Oggi - sottolinea la religiosa
- non è nient'altro che prostituzione. Le devadasi non vivono più nei templi, ma in
capanne. Il problema del traffico di donne e bambini a scopo sessuale ha assunto una
proporzione ancora più grande, a causa dello stigma sociale che ricade su di loro".
Secondo una ricerca del Dipartimento per donne e bambini del Karnataka, nel 2008 vi
erano 5.051 devadasi nel solo distretto di Riachur. I fattori che alimentano questo
sistema sono la povertà (50%); l'assenza di un maschio in famiglia (11,3%); l'influenza
dei leader del villaggio (15,4%); l'esistenza di altre devadasi in casa (40%); superstizioni,
come avere i capelli arruffati sulla sommità della testa o una malattia prolungata
(2,3%). In genere, genitori o nonni decidono che le loro figlie diventeranno delle
devadasi quando sono ancora molto piccole. Il voto avviene in segreto non appena le
giovani hanno raggiunto la pubertà. Oggi, le devadasi e i loro figli vivono in grande
povertà, perché non hanno delle entrate fisse. Le offerte dei clienti sono magre e
irregolari, perché in quanto "prostitute sacre" esse non possono chiedere dei soldi.
Alcune sono costrette a mendicare, o a svolgere lavoretti giornalieri. È alta la diffusione
dell'Hiv/Aids, che spesso uccide le donne lasciando orfani i loro figli. Proprio i
più piccoli sperimentano i problemi peggiori: stigmatizzati dalla società; senza un
padre che dia loro il nome, né un sostegno economico; non possono andare a scuola.
Per le bambine, quasi sempre la vita ha in serbo un futuro da devadasi, come le loro
madri. Nella loro missione, le suore hanno organizzato una vera e propria rete di
iniziative, volte alla prevenzione, alla sensibilizzazione e alla riabilitazione di
queste donne in società. Le religiose sono riuscite a coinvolgere l'intera comunità.
"L'autostima dei bambini - sottolinea suor Jose - è cresciuta, e aver insegnato dei
mestieri alle loro madri ha rafforzato le loro possibilità di trovare un lavoro e
guadagnarsi da vivere in altro modo". (R.P.)