2012-11-19 16:11:11

Ricerca Cnel sul mercato del lavoro: gli immigrati non aumentano i livelli di disoccupazione


“Il ruolo degli immigrati nel mercato del lavoro italiano”. Questo il tema della ricerca curata dall'Organismo Nazionale di Coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Secondo lo studio, nel 2020 i lavoratori immigrati aumenteranno del 45% rispetto al 2010 e l’occupazione in Italia resterà costante. Sui principali dati emersi dall’indagine, presentata nella sede del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro, si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco l’economista Carlo Dell’Aringa, che stamani ha illustrato la ricerca alla stampa:RealAudioMP3

R. – Questa ricerca è stata condotta con l’uso dei dati dell’Istituto Centrale di Statistica, cercando di analizzare se una presenza maggiore, o minore, degli immigrati nei mercati locali del lavoro, poteva aumentare il livello di disoccupazione, o le difficoltà occupazionali degli italiani. Dalla ricerca è emerso che anche in questi anni di crisi, questo effetto di “spiazzamento” non c’è; ma il rovescio della medaglia è dato dal fatto che ancora una volta viene confermato quel fenomeno di “segregazione” degli immigrati in posti di lavoro poco qualificati, che vengono rifiutati dai lavoratori italiani.

D. – Quindi, i lavoratori immigrati non tolgono lavoro e soprattutto sono fondamentali proprio per l’economia italiana...

R. – Certamente, in questa situazione lo sono. Lo sono soprattutto quelli che poi riescono a fare impresa e quelli che fanno impresa daranno anche lavoro ai lavoratori italiani.

D. – Una priorità, dunque, è quella di riqualificare, di migliorare il mercato del lavoro per gli immigrati ...

R. – Ci sono settori nella nostra economia, nei servizi, ma anche nell’industria, che dovrebbero essere riqualificati. Questo non solo per dare agli immigrati posti di lavoro meglio remunerati e di maggior qualificazione, ma perché, in questi settori, possono trovare lavoro anche i nostri giovani. Soprattutto nei prossimi cinque, sei anni - quando l’occupazione crescerà poco - avremo molta più occupazione di immigrati ed una forte disoccupazione dei giovani; non perché si fanno concorrenza tra di loro, ma perché i nostri giovani rifiutano questi posti di lavoro. Quindi, bisognerebbe intervenire nel migliorare la qualità di questi posti di lavoro – pensiamo all’assistenza agli anziani – affinché, quegli immigrati che rimangono siano meglio integrati e poi anche i nostri giovani, o meno giovani, possano trovare occupazione. A limite, anche un po’ più di concorrenza, ma in posti di lavoro di migliore qualità, forse potrebbe persino essere una soluzione migliore di quella attuale.

D. – L’immigrato imprenditore, l’immigrato datore di lavoro, darà in futuro un contributo sempre maggiore per il mercato del lavoro in Italia...

R. – Senz’altro. Noi, tra l’altro, abbiamo una quota di imprenditori immigrati, sul totale degli imprenditori, che è ancora molto bassa - stando ai dati dell’Istat, è nell’ordine del 4/5% - mentre, in altri Paesi arriva anche al 10/15%. Questo dipende dal fatto che, la nostra immigrazione è ancora recente; noi è da 10 anni che sperimentiamo questo fenomeno. Quindi, in futuro questa quota di imprenditori immigrati aumenterà e, da questo punto di vista, penso che il loro contributo sarà ancora migliore e maggiore per l’occupazione italiana.







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