Raccolta fondi per la ricostruzione delle Chiese di Mantova colpite dal sisma
Per una comunità, perdere la chiesa non è solo perdere il luogo della fede, ma anche
una parte della propria identità. Lo ricorda la campagna di raccolta fondi “Le nostre
chiese, la storia di tutti”, presentata oggi nella Curia arcivescovile di Milano.
L’obiettivo è di recuperare gli edifici di culto della diocesi di Mantova, per il
42% inagibili dopo le scosse di terremoto del 20 e del 29 maggio scorsi. Sono 83 le
chiese attualmente lesionate: tra queste, alcune presentano una situazione estremamente
grave, come sottolinea al microfono di Fabio Colagrande il vescovo di Mantova,
mons. Roberto Busti:
R. – C’è bisogno
di molti fondi, perché abbiamo più di 20 chiese - che noi chiamiamo quelle di “codice
rosso” - cioè che sono o cadute quasi totalmente o con danni enormi. Queste rappresentano
la ferita ancora più grave, proprio una ferita visibile. Adesso, sono stati messi
in sicurezza le pareti e i tetti, ma il guardare avanti rimane ancora un grande punto
di domanda, proprio perché, quando affronteremo anche il problema di queste chiese,
le cifre diventeranno enormi.
D. – La campagna di cui stiamo parlando ha anche
un titolo: “Le nostre chiese, la storia di tutti”, che allude all’importanza che un
edificio di culto può avere proprio per la vita civile, quindi anche per i non credenti.
Davvero è così?
R. – E’ così. Proprio nei momenti di maggiore difficoltà, dopo
le due tremende scosse e le altre che sono arrivate, ho visto tutti preoccupati per
questo, indipendentemente non solo dalla fede ma anche dalla frequenza. Ho visto quasi
un coro di persone che, nonostante le difficoltà, assieme alle persone preposte per
questo hanno lavorato, anche nel rischio, per cercare di recuperare almeno i beni
mobili che c’erano nella chiesa: quadri, tabernacoli, qualcosa da mettere in salvo
per non vedere distrutto tutto. E ho visto le lacrime di tante persone che mi dicevano:
ci manca qualcosa, ci manca qualcosa di troppo importante adesso, per cui ci troviamo
in qualche modo, nonostante tutto, uniti insieme.