Congo. Nord Kivu: ribelli alle porte di Goma. Panico nella città
“Dalle prime ore del giorno la situazione è calma. Nella notte abbiamo ancora sentito
colpi d’arma da fuoco ma nulla di paragonabile rispetto a ieri. E’ stato un continuo
di detonazioni di artiglieria pesante. La popolazione è in preda al panico, anche
perché non siamo informati su quanto stia realmente accadendo. Sappiamo solo che i
ribelli sono ormai alle porte di Goma, a soli tre chilometri da noi” dice all'agenzia
Misna Maman Gogo, presidente del Collettivo delle associazioni femminili per lo sviluppo
(Cafed) nel capoluogo della provincia del Nord-Kivu. “Stamani in città negozi e uffici
sono rimasti chiusi, i mezzi di trasporto pubblici non sono in servizio. Ai punti
nevralgici ci sono blindati dell’esercito e soldati, ma pochi. La gente ha cominciato
a uscire per le strade, cerca di farsi coraggio a vicenda e si interroga – prosegue
l’attivista – Qui ci sentiamo abbandonati a noi stessi e non capiamo come sia possibile
che Goma venga consegnata ai ribelli senza opporre resistenza”. La città, affacciata
sul Lago Kivu, è un importante crocevia commerciale al confine con il Rwanda; negli
ultimi mesi in diverse occasioni i ribelli avevano minacciato di compiere un assalto
‘finale’. Il conflitto riaccesosi dallo scorso aprile nel Nord-Kivu sta precipitando.
Dopo settimane di tregua, giovedì scorso i ribelli del Movimento del 23 marzo (M23)
e l’esercito regolare congolese (Fardc) hanno ripreso a combattere nei pressi di Kibumba,
30 chilometri a nord di Goma. Da allora i miliziani hanno continuato ad avanzare in
direzione del capoluogo: dopo aver raggiunto Kibati (a 17 chilometri) sono arrivati
a Munigi e ieri all’aeroporto di Goma, a circa tre chilometri dal centro. “A vivere
le ore più difficili sono state le migliaia di sfollati del campo di Kanyarucinya
(che ospita 57.000 persone arrivate in ondate successive a partire dallo scorso luglio),
collocato proprio nella zona degli scontri. Sono stati costretti a lasciare la struttura
e sotto la pioggia hanno percorso chilometri a piedi per mettersi al riparo nel campo
di Mugunga, ad ovest di Goma” aggiunge la presidente del ‘Cafed’. In città sono anche
arrivate centinaia di persone, soprattutto donne e bambini, in fuga da Munigi, ma
anche militari regolari che si sono ritirati dalle proprie posizioni, ha riferito
l’emittente locale ‘Radio Okapi’. Ad alimentare la paura e l’incertezza nelle ultime
ore ha senz’altro contribuito “la decisione dei responsabili Onu di raggruppare tutto
il suo personale come per procedere a un’imminente evacuazione” prosegue l’attivista,
confermando che stamani “le forze della locale missione Onu (Monusco) sono ancora
presenti a Goma”. Rassicurazioni agli abitanti del capoluogo dell’instabile provincia
dell’Est sono giunte dal governatore del Nord-Kivu. Mentre intensi scontri erano in
atto sul terreno, da New York il Consiglio di sicurezza ha condannato la progressione
dei ribelli verso Goma e chiesto la fine di ogni “sostegno esterno” fornito ai ribelli.
Dalla nascita della nuova ribellione del M23, sette mesi fa, diversi rapporti dell’Onu
hanno evidenziato la responsabilità diretta del Rwanda e dell’Uganda, paesi confinanti
con l’Est congolese, che fornirebbero sostegno politico, militare e logistico agli
insorti. A giorni il Comitato delle sanzioni delle Nazioni Unite dovrebbe varare misure
individuali ai danni di responsabili ruandesi e ugandesi. Tra questi potrebbero esserci
il ministro della Difesa di Kigali, James Kabarebe, e il capo di stato maggiore dell’esercito
ruandese Charles Kanyonga. Il Movimento del 23 marzo è stato costituito da ex ribelli
del Congresso nazionale di difesa del popolo (Cndp, tutsi) integrati nell’esercito
nel 2009 dal quale hanno disertato sette mesi fa. (R.P.)