Al via "Inedita", quattro concerti di musica sacra del '600 romano
Ha preso il via ieri a Roma “Inedita - Le musiche di Palazzo Altemps”, un ciclo di
quattro concerti a ingresso libero, che faranno rivivere lo spirito e il fascino dello
spettacolo barocco e della tradizione musicale sacra del ’600 capitolino. In programma
fino a mercoledì 19 dicembre - nelle stanze del Palazzo e nelle chiese attigue di
S. Apollinare e S. Agostino - quattro partiture inedite in prima esecuzione assoluta
affidate all’esecuzione dell'ensemble vocale e strumentale "Festina Lente", diretto
da Michele Gasbarro. Il servizio è di Gabriella Ceraso:
Immaginate di
entrare in uno dei più bei palazzi storici romani, palazzo Altemps, vicino piazza
Navona e di poter rivivere la sua stagione aulica, inizio ’600, quando nella chiesa
interna o nella magnifica "Sala Grande del Galata", tra sculture, dipinti e soffitti
lignei, risuonavano tiorbe, organi o complessi di voci anche di 100 esecutori, in
un corpus straordinario di musiche per liturgia, dedicate o commissionate dal mecenate
Giovanni Angelo Altemps a grandi artisti contemporanei. Volontà di esibizione ma anche
passione per le cose belle. Alessandra Capodiferro è la direttrice del museo
di palazzo Altemps:
“Questi palazzi erano bellissime dimore. In più, nel
caso della famiglia Altemps, erano qui custodite una collezione di scultura antica,
una bellissima biblioteca di scultori greci e latini e, infine, una bellissima pinacoteca.
Era una necessità di rappresentazione del proprio rango a se stessi e anche agli altri.
Le rappresentazioni musicali erano, invece, aperte anche al pubblico”.
Il
recupero dall’archivio, il lungo studio e la realizzazione delle quattro opere in
programma - i "Responsori per la Settimana santa" e due Messe di Felice Anerio e la
Missa laetentur caeli di Girolamo Bartei - sono affidate all’Associazione Festina
Lente e all’ensemble omonimo del maestro Michele Gasbarro:
R. - La musica
è parte del rito, è parte del concerto. Le sonorità sono veramente una riappropriazione
in senso moderno di quello che sono gli apparati festosi del ’600. Il recuperare queste
musiche all’interno di questi spazi non è soltanto un riappropriarsi della nostra
tradizione storica, ma anche e soprattutto riassaporare un concetto dell’estetica,
che oggi forse noi dimentichiamo.
D. – Perché c’erano tanti cantori, aveva
un significato nella concezione della rappresentazione musicale barocca?
R.
– Non era soltanto un elemento legato al sonoro, ma era anche un livello partecipativo
che si allargava al di là della musica.