70 i morti per i raid israeliani su Gaza. Sei i bimbi sotto le macerie. Intercettati
due razzi su Tel Aviv
Alta tensione in Medio oriente nel quinto giorno di conflitto tra Israele e Hamas:
ieri ancora raid su Gaza: 9 i morti, e sale a 70 il bilancio complessivo delle vittime.
Sul fronte diplomatico l’Egitto continua la mediazione, il premier israeliano ribadisce:
prima di qualunque tregua bisogna che cessi il fuoco su Israele, altrimenti siamo
pronti ad allargare l’offensiva. Forte il monito del presidente Usa Obama che chiede
lo stop dell’escalation di violenza. Mentre il presidente palestinese Abu Mazen ha
chiesto al suo popolo di manifestare pacificamente contro l’aggressione israeliana
a Gaza. CeciliaSeppia:
Raid incessanti
sulla Striscia e pioggia di missili su Israele: la guerra continua e aumenta il tributo
di sangue. A Gaza oggi altre vittime, tra cui diversi bambini mentre sale a 400 il
numero dei civili feriti. Ucciso dal fuoco israeliano, anche un altro comandante di
Hamas. Quattro i razzi sparati sulla città israeliana di Ashkelon, 3 su Tel Aviv,
due intercettati dal sistema di difesa Iron Dome. Sotto attacco anche il Neguev, Ashdod
e Bersheeva, mentre l’ipotesi di un’operazione di terra da parte di Israele si fa
sempre più vicina. Le ultime 36-48 ore saranno decisive per sapere se c’è la possibilità
di risolvere questa crisi: ha detto il capo della Casa Bianca, Obama, che ha aggiunto:
gli Stati Uniti sostengono il diritto di Israele all’autodifesa ma lavoriamo con
tutte le parti per fermare l’escalation di violenza. Dura la posizione del premier
israeliano Netanyahu: prima di discutere qualunque tregua – ha ammonito- è importante
che cessino i raid, altrimenti, siamo pronti ad allargare significativamente l'offensiva
contro i militanti palestinesi. Prosegue intanto la mediazione dell’Egitto. Domani,
al Cairo, è atteso il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, martedì a Gaza arriverà
invece una missione della Lega Araba.
Proseguono, dunque, i colloqui con
esponenti di Hamas e rappresentanti dei Paesi dell’area promossi dall’Egitto, che
sta lavorando alla mediazione di un cessate-il-fuoco con Israele. EugenioBonanata
ne ha parlato con ArduinoPaniccia, docente di Studi strategici ed economia
internazionale all'Università di Trieste: R. – Israele vuole
andare a una tregua con l’assicurazione precisa della fine del lancio dei razzi e
dei missili, e credo che questo sia un punto nodale sul quale naturalmente si sta
muovendo con grande decisione anche il presidente Morsi. Ma ritengo sia difficile
da accettare da parte della dirigenza di Hamas e, anche se fosse un tavolo in qualche
modo accettato, credo sarebbe ancor più difficile farlo realmente rispettare. Questo
è il motivo per il quale immagino che, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane,
sarà molto difficile vedere una smobilitazione, se non addirittura evitare l’attacco
israeliano. D. – Qual è il ruolo degli Stati Uniti? R. – Gli Stati Uniti hanno
due leve di pressione molto forti, per le quali il loro ruolo è determinante. Verso
l’Egitto, che vive anche di aiuti americani – e la cui economia è assolutamente aiutata,
oltre che per quanto riguarda l’esercito, dai finanziamenti degli Stati Uniti – e
Israele al quale va assicurato un posto ai sui negoziati riservati, se non addirittura
segreti, per il nucleare iraniano e per la vicenda sirian. Credo che Obama non abbia
dato queste assicurazioni a Israele, considerati anche i rapporti sufficientemente
tesi con Netanyahu, e inoltre non stia esercitando fino in fondo le pressioni nei
riguardi dell’Egitto. Non bastano le telefonate dalla Thailandia, per risolvere un
problema come questo… D. – Peraltro, Netanyahu ha detto che l’esercito è pronto
a estendere le operazioni su Gaza: quindi, ha rafforzato i toni… R. – E’ inutile
dire che una parte dell’opinione pubblica israeliana, e anche una parte delle forze
armate, guardi con molto timore all’invasione e cercherà di evitarla fino all’ultimo.
Anche perché tutti sanno quali possano essere i costi – altissimi – di un’invasione
di Gaza. Penso, comunque, che o gli Stati Uniti si faranno fautori e anche promotori
di una decisissima azione tra i contendenti, oppure gli sforzi dell’Egitto e della
Turchia siano destinati a fallire. D. – Intanto, la situazione umanitaria a Gaza
si fa sempre più difficile: l’Oms ha lanciato un appello ricordando che mancano soprattutto
medicinali… R. – Tuttavia, uno spiraglio si è aperto perché comunque anche oggi
c’è stato un accordo sul terreno tra i militari e Hamas, per il passaggio di rifornimenti
umanitari e medicinali. Onestamente, la cosa migliore sarebbe un atto di coraggio
e di buon senso e una trattativa diretta tra i contendenti. Ho la sensazione che con
le elezioni in Israele, a gennaio, questo possa difficilmente accadere. Comunque,
il passaggio dei rifornimenti e dei medicinali lascia ancora un qualche margine di
sia pur piccola speranza sul fatto che non si arrivi direttamente al conflitto. Ultimo
aggiornamento: 19 novembre