2012-11-17 15:38:26

Napolitano apre all’election day per il 10 marzo


Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, apre all’election day: la data potrà essere solo quella del 10 marzo, giorno in cui si svolgeranno anche le elezioni regionali nel Lazio, Lombardia e Molise. Un via libera condizionato però all'approvazione della legge di stabilità e all'accordo su un nuovo sistema di voto. L'indicazione del Colle è arrivata venerdì sera dopo oltre due ore di incontro tra i vertici dello Stato, al Quirinale. Si accelerano dunque i lavori sulla riforma elettorale la cui conclusione è prevista per la prossima settimana, mentre il Pdl, con Alfano, chiede la convocazione dell’ufficio di presidenza per decidere la formula delle primarie. Per un commento su questi ultimi sviluppi, Marco Guerra ha sentito Paolo Pombeni, ordinario di storia dei sistemi politici all'Università di Bologna:RealAudioMP3

R. – Innanzitutto, si apre la prospettiva di evitare il pericolo di una crisi di governo al buio, fatta per ripicca da un lato – perché il Pdl non avrebbe potuto rischiare di avere due elezioni separate, di cui la seconda prevedibilmente sarebbe stata influenzata dal risultato della prima -, mentre dall’altro lato accorcia il momento dell’incertezza sul futuro: ormai, bisogna sapere come si distribuiscono le forze in questo Paese, e quindi prima si vota e meglio è.

D. – Il presidente della Repubblica pone, tuttavia, come condizione all’election day, il via libera alla legge di stabilità e la riforma della legge elettorale. Quest’ultimo obiettivo è alla reale portata dei partiti?

R. – Con un po’ di buona volontà, sì. Naturalmente, la situazione è un po’ incerta, tanto incerta che addirittura Napolitano non ha mai posto questa seconda condizione in termini ultimativi. Ha detto che sarebbe auspicabile: certo, se i partiti sono così insipienti da non realizzare questa condizione, si sottopongono al rischio di un incremento altissimo dell’astensione e di una loro totale delegittimazione.

D. – Il nodo principale per arrivare ad un accordo su più fronti è il premio di maggioranza, su cui restano le differenze tra Pdl e Udc da una parte e Pd dall’altra …

R. – Sulla soglia per ottenere il premio di maggioranza dalla coalizione, mi pare che ci sia un sostanziale accordo su un ripiegamento sul 40 per cento, che è già una soglia abbastanza bassa se consideriamo che si prospetta un’astensione massiccia. Il vero nodo è il premio al primo partito, e lì c’è l’impuntatura del Pd per avere il 10 per cento e la ripicca del Pdl di non volergli concedere così tanto ma di volergli dare un po’ di meno. Se vogliono essere ragionevoli, una mediazione la trovano; se continuano ad andare avanti con il gioco delle ripicche, non ne verranno mai fuori …

D. – La data del voto potrebbe avere forti ripercussioni anche sulle eventuali primarie del Centrodestra …

R. – Il Centrodestra, che è già fortemente impreparato a queste primarie, meno tempo ha, peggio ci arriva. Questa cosa riapre l’incognita di Berlusconi: una certa qual tentazione a rigiocare la carta del padre fondatore del Pdl, c’è …

D. – Le coalizioni, a questo punto, possono sfaldarsi e ricomporsi sui temi che stanno sul tappeto in questo momento?

R. – Questo avverrà dopo le elezioni. Quando i partiti – e quindi le coalizioni – faranno i conti con il loro reale consenso elettorale, tutto verrà rimesso in gioco: avremo sbandamenti, scissioni interne ai gruppi, ridefinizioni, tentativi di avere o un governo tecnico o vari tipi di governo politico. Quindi, penso che dalle urne uscirà una situazione molto, molto movimentata.

D. – I tecnici resteranno tali o decideranno definitivamente di scendere in politica?

R. – Tecnici in quanto tali non possono più rimanere, perché sono già diventati politici in un anno di governo. Il problema è vedere se il futuro governo, magari retto dallo stesso Monti, punterà su una formazione fatta di tradizionali politici di professione oppure di politici meno professionisti ma in ogni modo legati ad una qualche coalizione parlamentare: senza i voti del parlamento, in un sistema parlamentare non si governa!

Aggiornato il 18 novembre 2012.







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