Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa 33.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci propone il passo del Vangelo
in cui Gesù parla ai discepoli degli ultimi tempi: il sole si oscurerà, la luna non
darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli
saranno sconvolte. Quindi aggiunge:
“Allora vedranno il Figlio dell'uomo
venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà
i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del
cielo”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre
carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia
Università Gregoriana:
Siamo ormai
verso la fine dell’anno liturgico, e nel Vangelo di oggi Gesù sembra provare gusto
a parlare di stelle che si spengono e cadono, di cieli sconvolti e di sole nero che
tutto oscura. È quello strano modo di parlare, abbastanza frequente nella Bibbia,
che si chiama linguaggio apocalittico: parlando in questo modo non si vuole spaventare
la gente, ma allertarla, perché non dimentichi che la storia non è infinita, ma verrà
il tempo della chiusura, del giudizio e della manifestazione finale di Dio. È proprio
su questa venuta sulle nubi del Figlio dell’uomo che Gesù insiste. Non una venuta
per spaventare e annientare, ma per donare pienezza ad ogni germoglio di bene e di
speranza che avremo coltivato. Gli angeli raduneranno gli eletti dai quattro venti,
dice Gesù; e Daniele (nella prima lettura) spiega meglio: saggi e giusti saranno come
stelle nel cielo. Il cielo dell’umanità santa non sarà vuoto né svuotato, ma sarà
popolato di cuori che hanno trepidato e amato, di gente solidale che non ha perso
la speranza, di veggenti che hanno saputo vedere e credere al compiersi della promessa.
Liberiamoci dall’immaginario della paura e attendiamo fiduciosi il Signore che viene!