Il card. Koch: perdono reciproco con i luterani per il Giubileo della Riforma
Si è conclusa venerd' scorso a Roma la plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione
dell’Unità dei Cristiani che si è svolta sul tema dell’importanza dell’ecumenismo
per la nuova evangelizzazione. Al termine dei lavori, il cardinale Kurt Koch, presidente
del dicastero, ha parlato anche del dialogo con le Chiese riformate che stanno preparando
le celebrazioni del 2017 per i 500 anni dalla Riforma. A questo proposito ascoltiamo
lo stesso cardinale Kurt Koch al microfono di Mario Galgano:
R.
– Auf der einen Seite hat Martin Luther sehr viel Positives gebracht. … Da un lato,
Martin Lutero ha introdotto aspetti molto positivi: lui era appassionatamente alla
ricerca di Dio, era totalmente dedito a Cristo … Eppure, Martin Lutero non voleva
una divisione, ma un rinnovamento dell’intera Chiesa e questo – va detto – non gli
è riuscito. In questo senso, il teologo ed ecumenista Wolfhart Pannenberg afferma
che la Riforma ha fallito e il risultato di questo fallimento sono state le sanguinose
guerre di religione nel XVI e nel XVII secolo. Ora, voler riunire il desiderio positivo
di Martin Lutero e le conseguenze terribili della Riforma nella stessa celebrazione
festosa, mi sembra molto difficile.
D. – Come celebrare allora quest’evento
cercando di curare le ferite?
R. – Das könnte in einem Buβgottesdienst … Per
esempio, con una celebrazione penitenziale comune nella quale riconosciamo insieme
le nostre colpe, perché il fatto che la Riforma non abbia raggiunto il suo scopo,
e cioè il rinnovamento della Chiesa, ricade nelle responsabilità di entrambe le parti:
le ragioni sono di ordine teologico e politico. Riconoscerlo e perdonarsi vicendevolmente
per tutto questo, trovo che sarebbe un gran bel gesto.
D. – In effetti, esiste
già una forte collaborazione tra la Chiesa cattolica e la Federazione mondiale luterana
…
R. – Die internationale Kommission für den Dialog zwischen dem Lutherischen
… La Commissione internazionale per il dialogo tra la Federazione mondiale luterana
e il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, quindi con la Chiesa cattolica
romana, hanno reso noto, dopo una lunga elaborazione, un documento comune che si chiama
“Dal conflitto alla comunione”, e in questo si rivaluta il significato di questi 500
anni di Riforma, ma anche quello che è stato fatto nei 50 anni da quando questa Commissione
è stata istituita, e quali punti in comune sono stati riconosciuti. Credo che questo
titolo – “Dal conflitto alla comunione” – indichi nel migliore dei modi l’orientamento
che il documento vuole dare e può rappresentare un ottimo punto di partenza per il
cammino del futuro.
D. – Durante la plenaria avete incontrato anche il Papa;
c’è da dire che una delle priorità del Pontificato di Benedetto XVI è proprio l’ecumenismo
…
R. – Es ist dieses große Interesse, das der Heilige Vater an den ökumenischen
… E’ grande l’interesse che il Santo Padre ha per il dialogo ecumenico: lo rilevo
ogni volta che ho occasione di parlare con lui. Il suo è un indubbio impegno per l’ecumenismo,
laddove non si tratta di un ecumenismo che si muove su un puro piano filantropico
e di rapporti interpersonali, ma ha piuttosto un fondamento cristologico. E’ per questo
che il Santo Padre non si stanca di ripetere che l’ecumenismo presuppone da parte
nostra l’approfondimento della fede e l’impegno per raggiungere un’unità visibile.
Così viene a crearsi anche un profondo collegamento tra il tema principale di questa
assemblea plenaria e l’Anno della Fede: infatti, l’ecumenismo e l’unità si ottengono
solo sulla base della fede. E il Santo Padre ha espresso, con poche parole, questo
concetto in un contesto più ampio, e questo è stato per tutti i membri e consultori
del Pontificio Consiglio di grande incoraggiamento.