Tagli alla sanità. I medici cattolici: non smontare il welfare, salute a rischio
I tagli alla sanità potrebbero portare alla chiusura di circa la metà degli ospedali
privati convenzionati, che quindi garantiscono cure gratuite ai cittadini. In discussione,
infatti, non c'è solo la diminuzione di oltre settemila posti letto, come previsto
dalla spending review, ma anche l’estromissione dal sistema sanitario per le strutture
con meno di 80 posti letto, per un totale di 257 ospedali. La bozza di riorganizzazione
della rete ospedaliera stilata dal ministro della Salute Balduzzi, di concerto con
il ministro dell'Economia Grilli, sarà comunque affrontata la prossima settimana in
Conferenza Stato-Regioni. Per un commento sulle eventuali ripercussioni del provvedimento
Marco Guerra ha intervistato il prof. Vincenzo Saraceni, presidente
dell’Associazione medici cattolici italiani:
R. - Io naturalmente
devo esprimere una preoccupazione, perché siamo abituati - partendo dal 2001 - ad
un costante aumento del fondo sanitario nazionale. Questo è assolutamente necessario,
per tanti motivi: c’è una richiesta di qualità di vita; c’è un’esigenza di prevenzione;
c’è un invecchiamento della popolazione; c’è uno sviluppo di tecnologie nuove. Quindi
la domanda di salute è costantemente in espansione e parallelamente ci deve essere
un aumento del fondo destinato al servizio sanitario. Per la prima volta ci troviamo
non soltanto a un fermo di questo fondo, ma anche a un arretramento del fondo.
D.
- Ancora nel mirino degli amministratori, c’è la questione dei posti letto?
R.
- Sì. La scelta del governo di fissare i posti letto al 3 per mille della popolazione
ritengono che sia una scelta condivisibile a condizione, però, di stabilire i servizi
in base al volume delle attività: non è più possibile che ci siano, per esempio, reparti
di ostetricia che facciano 300-400 parti l’anno; così come non ci possono essere servizi
di angioplastica che curano pochi pazienti. Bisognerà quindi mettere dei volumi di
attività molto alti, anche perché più alto è il volume di attività e più c’è sicurezza
per il paziente.
D. - Arrivano anche i tagli alla sanità privata: questa rete
sul territorio di ospedali convenzionanti quali servizi offre e perché è importante
tutelarla?
R. - Il nostro servizio sanitario è sempre stato un servizio integrato
e questa integrazione fra servizi pubblici e servizi accrediti è necessario mantenerla
proprio perché i servizi accreditati - la cura privatistica - sono in grado di offrire
prestazioni anche a costi minori. Rappresenta quindi una risorsa all’interno del servizio
sanitario. Facciamo un esempio: nel settore della riabilitazione, quasi tutta l’offerta
di prestazioni è coperta da servizi accrediti e non da servizi pubblici.
D.
- Gli istituti religiosi cosa rappresentano nel panorama dell’offerta sanitaria nazionale?
R.
- Sicuramente è un servizio pubblico. La pubblicità del servizio è legato al fatto
che tutti vi possano accedere. Hanno sempre offerto un servizio di grande qualità
- penso al Policlinico Gemelli, penso al Fatebenefratelli - peraltro con grandi standard
alberghieri di qualità e questo significa anche rispettare la dignità dei pazienti.
E’ un servizio assolutamente fondamentale!
D. - Tornando alla spending review:
cosa chiedono i medici cattolici italiani?
R. - Io credo che il welfare in
Italia non vada smontato. Bisogna trovare risorse aggiuntive comunque; bisogna tagliare
in altri settori, ma il welfare sanitario deve essere protetto proprio perché abbiamo
fatto la scelta ormai molti anni fa - nel 1978 - di un servizio solidarista e universalista.
Quindi dobbiamo dare livelli essenziali di assistenza a tutti e su questo non possiamo
derogare: sulla salute non si può derogare!