2012-11-16 15:54:57

Tagli alla sanità. I medici cattolici: non smontare il welfare, salute a rischio


I tagli alla sanità potrebbero portare alla chiusura di circa la metà degli ospedali privati convenzionati, che quindi garantiscono cure gratuite ai cittadini. In discussione, infatti, non c'è solo la diminuzione di oltre settemila posti letto, come previsto dalla spending review, ma anche l’estromissione dal sistema sanitario per le strutture con meno di 80 posti letto, per un totale di 257 ospedali. La bozza di riorganizzazione della rete ospedaliera stilata dal ministro della Salute Balduzzi, di concerto con il ministro dell'Economia Grilli, sarà comunque affrontata la prossima settimana in Conferenza Stato-Regioni. Per un commento sulle eventuali ripercussioni del provvedimento Marco Guerra ha intervistato il prof. Vincenzo Saraceni, presidente dell’Associazione medici cattolici italiani:RealAudioMP3

R. - Io naturalmente devo esprimere una preoccupazione, perché siamo abituati - partendo dal 2001 - ad un costante aumento del fondo sanitario nazionale. Questo è assolutamente necessario, per tanti motivi: c’è una richiesta di qualità di vita; c’è un’esigenza di prevenzione; c’è un invecchiamento della popolazione; c’è uno sviluppo di tecnologie nuove. Quindi la domanda di salute è costantemente in espansione e parallelamente ci deve essere un aumento del fondo destinato al servizio sanitario. Per la prima volta ci troviamo non soltanto a un fermo di questo fondo, ma anche a un arretramento del fondo.

D. - Ancora nel mirino degli amministratori, c’è la questione dei posti letto?

R. - Sì. La scelta del governo di fissare i posti letto al 3 per mille della popolazione ritengono che sia una scelta condivisibile a condizione, però, di stabilire i servizi in base al volume delle attività: non è più possibile che ci siano, per esempio, reparti di ostetricia che facciano 300-400 parti l’anno; così come non ci possono essere servizi di angioplastica che curano pochi pazienti. Bisognerà quindi mettere dei volumi di attività molto alti, anche perché più alto è il volume di attività e più c’è sicurezza per il paziente.

D. - Arrivano anche i tagli alla sanità privata: questa rete sul territorio di ospedali convenzionanti quali servizi offre e perché è importante tutelarla?

R. - Il nostro servizio sanitario è sempre stato un servizio integrato e questa integrazione fra servizi pubblici e servizi accrediti è necessario mantenerla proprio perché i servizi accreditati - la cura privatistica - sono in grado di offrire prestazioni anche a costi minori. Rappresenta quindi una risorsa all’interno del servizio sanitario. Facciamo un esempio: nel settore della riabilitazione, quasi tutta l’offerta di prestazioni è coperta da servizi accrediti e non da servizi pubblici.

D. - Gli istituti religiosi cosa rappresentano nel panorama dell’offerta sanitaria nazionale?

R. - Sicuramente è un servizio pubblico. La pubblicità del servizio è legato al fatto che tutti vi possano accedere. Hanno sempre offerto un servizio di grande qualità - penso al Policlinico Gemelli, penso al Fatebenefratelli - peraltro con grandi standard alberghieri di qualità e questo significa anche rispettare la dignità dei pazienti. E’ un servizio assolutamente fondamentale!

D. - Tornando alla spending review: cosa chiedono i medici cattolici italiani?

R. - Io credo che il welfare in Italia non vada smontato. Bisogna trovare risorse aggiuntive comunque; bisogna tagliare in altri settori, ma il welfare sanitario deve essere protetto proprio perché abbiamo fatto la scelta ormai molti anni fa - nel 1978 - di un servizio solidarista e universalista. Quindi dobbiamo dare livelli essenziali di assistenza a tutti e su questo non possiamo derogare: sulla salute non si può derogare!







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