Procura e ministero indagano suo disordini a Roma. Amnesty: rispettare gli obblighi
internazionali
La Procura di Roma indaga su eventuali eccessi di comportamento degli agenti di polizia
nel corso degli scontri del 14 novembre scorso. Gli accertamenti riguardano anche
il comportamento di alcuni manifestanti. Alessandro Guarasci
Sotto
accusa sono i lacrimogeni che sarebbero partiti dal ministero di Giustizia in via
Arenula, contro i manifestanti. Il ministro Severino ha aperto subito un’indagine.
Ma secondo il questore di Roma Fulvio Della Rocca i lacrimogeni stati lanciati da
agenti di polizia a 'parabola' e non diretti sui manifestanti. La traiettoria e' stata
deviata perche' hanno urtato sull'edificio''. Della Rocca poi è stato netto sugli
scontri: ''Se ad un certo punto – ha detto – veniamo aggrediti militarmente e' chiaro
che dobbiamo reagire, perché siamoo qui anche per questo: per tutelare la legge, questo
e' il nostro compito''. Vi saranno comunque indagini per verificare eccessi di singoli.
Anche la magistratura sta vagliando filmati e foto che ritraggono alcuni momenti del
corteo durante le cariche e gli scontri sul Lungotevere. Preoccupate le associazioni
che si occupano di diritti umani. Carlotta Sami, direttrice di Amnesty International
Italia:
R. - Siamo in un momento estremamente difficile e di grandissima
frustrazione a livello sociale: non a caso lo sciopero dell’altro giorno è stato uno
sciopero europeo, purtroppo non è il primo, non sarà l’ultimo, perché ve ne saranno
molti altri. E’ ormai da diversi anni che c’è un crescendo in questo senso. Come Amnesty
International abbiamo guardato con grande preoccupazione e continuiamo a monitorare
ciò che avviene, anche in termini di violenza. Siamo sicuramente convinti che, tanto
più in un clima di così grande frustrazione, sia necessario rispettare gli obblighi
internazionali per quanto riguarda l’uso della forza da parte della Polizia.
D.
- A questo punto, però, vi aspettate qualcosa dal ministero dell’Interno e anche della
Giustizia, visto quello che è successo poi a Via Arenula?
R. - Noi abbiamo
appreso, sia dal ministero dell’Interno che dal ministero della Giustizia, che saranno
avviate delle indagini interne. Ciò che Amnesty International chiede è che ci sia
massima trasparenza nella conduzione di queste indagini e che l’Italia venga messa
al corrente dei risultati che produrranno le indagini stesse. Oltre a questo, quello
che chiediamo è che vi sia massimo controllo per quanto riguarda il comportamento
della Polizia nel gestire proteste, manifestazioni che devono essere pacifiche e che
ovviamente rientrano assolutamente nei diritti degli italiani.
D. - Il ministro
Cancellieri, però, ha detto: “I video guardiamoli tutti”. L’atteggiamento anche violento
di una parte dei manifestanti può essere considerato da qualcuno un’attenuante per
la polizia?
R. - No, non credo che sia un attenuante! E’ un elemento di preoccupazione:
è importante che vi siano delle verifiche, che vi siano delle indagini in questo senso.
Non è un attenuante se parliamo di un uso sproporzionato della forza. E’, invece,
molto importante che le forze dell’ordine si organizzino e seguano delle regole tali
che permettano loro di fermare quelli che sono atteggiamenti violenti nei modi regolari
e non con un uso eccessivo della forza.
D. - Secondo lei, è possibile che
vi sia anche un difetto di formazione, soprattutto in quei reparti che poi devono
fronteggiare dei momenti critici?
R. - Guardi, non lo so se c’è un difetto
nella formazione tecnica della Polizia sul modo di gestire la piazza, di gestire manifestazioni
di folla come queste. Questo io non glielo so dire. Quello che sicuramente Amnesty
International si augura è che noi crediamo che poi alla fine - lo sappiamo anzi, perché
noi con la Polizia abbiamo una interlocuzione - sia importante avviare una formazione
più approfondita sui diritti umani. Questo potrebbe aiutare moltissimo. Di questo
noi siamo assolutamente convinti.