Conclusa la visita del patriarca Kirill in Terra Santa
Il ritorno del patriarcato di Mosca in Terra Santa "avrà un effetto benefico e conseguenze
positive sia per la vita spirituale del nostro popolo, che per quella degli ortodossi
in Terra Santa". A riassumere così il significato della sua storica visita in Israele,
Territori palestinesi e Giordania (9-14 novembre), è stato lo stesso Kirill, recatosi
nella regione per la prima volta, da quando nel 2009 è diventato il leader della Chiesa
russo-ortodossa. Il ministero degli Esteri israeliano aveva annunciato la visita,
definendola la più importante nel suo genere, dopo quella di Benedetto XVI nel 2009.
La missione - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha avuto un suo peso a livello religioso
se si considera che i russi emigrati in Israele negli anni '90, dopo il crollo dell'Unione
Sovietica, sono circa 1.200.000. Una minoranza culturale molto influente nella zona.
Di questi, circa 300mila sono cristiani ortodossi, che hanno il patriarcato di Mosca
come punto di riferimento. Con tappe a Betlemme, Nazareth, Tiberiade e sul fiume Giordano,
Kirill ha donato campane alla chiesa di San Giovanni Battista a Jaffa, consacrato
quella di Ognissanti a Gerusalemme e fatto intendere che, con l'aiuto dei governi
locali, promuoverà in ogni modo i pellegrinaggi di russi in Terra Santa, già aumentati
di 600mila persone l'anno, dopo l'abolizione del regime dei visti con Israele. In
occasione della visita in Giordania alla 'Casa del pellegrino russo', il Patriarca
ha detto che l'obiettivo "è aumentare la presenza della Chiesa russo-ortodossa in
Terra Santa". Nel suo viaggio - definito "non politico" dal portavoce del patriarcato
- oltre alle autorità religiose di Terra Santa, il patriarca Kirill ha incontrato
le massime cariche di Stato: dal presidente palestinese Abu Mazen, a quello israeliano
Shimon Peres, fino al re Abdullah II di Giordania. (R.P.)