Rapporto del Consiglio d'Europa: in Ucraina abusi e maltrattamenti
Desta preoccupazione il Rapporto relativo a maltrattamenti e abusi in Ucraina. In
un documento, pubblicato recentemente dal Comitato per la prevenzione della tortura
del Consiglio d’Europa, si parla del degrado nel rispetto dei diritti umani che si
sta registrando nel Paese ex sovietico. Alcuni paragrafi riguardano anche la detenzione
dell’ex premier, Julia Timoshenko, in sciopero della fame da 16 giorni in segno di
protesta contro presunti brogli elettorali. Giancarlo La Vella ne ha parlato
con Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana, esperto dell’area
ex sovietica:
R. – Questo
è un po’ un problema irrisolto nei rapporti tra le democrazie occidentali e le nuove
democrazie dell’Est, perché l’adeguamento a quelli che per noi sono standard fondamentali
e, in certi casi, addirittura scontati è troppo lento. D’altra parte, questo è un
problema che si registra a livello globale, non solo europeo: tutto l’Occidente ha
relazioni intense anche con la Cina, che ci ha appena comunicato ufficialmente, e
al massimo livello politico, che la democrazia occidentale non rientra nei suoi obiettivi.
Quindi, è veramente una questione spinosa e che si trascina pericolosamente.
D.
– Per quanto riguarda l’Ucraina, questo problema, messo in evidenza dal Consiglio
d’Europa, è una sorta di retaggio dell’ex regime sovietico, che Kiev si porta dietro?
R.
– Sicuramente. Ma questo vale anche per la Russia come per la Bielorussia, e non parliamo
poi delle Repubbliche asiatiche ex-sovietiche. Dappertutto, in questa vasta parte
del globo, il concetto di giustizia è per certi versi ancora relativo e, soprattutto,
il concetto dell’indipendenza della giustizia rispetto al potere politico è molto
indietro rispetto ai nostri standard. E qui, c’è veramente un dissidio difficilmente
conciliabile.
D. – Questo rappresenta un ostacolo insormontabile in vista di
un ipotetico ingresso dell’Ucraina in Europa?
R. – E’ un ostacolo insormontabile,
perché tutti i Paesi che sono entrati nell’Unione Europea hanno dovuto affrontare
un processo di adeguamento dei propri standard relativi alla tutela dei diritti umani.
Quindi, io credo che l’Ucraina – qualora si avviasse questo processo – dovrà veramente
imporsi una svolta profonda in questo campo. Ma va anche detto – per essere realisti
– che l’Unione Europea non sembra avere alcuna voglia di imbarcarsi in questa avventura
dell’integrazione, soprattutto per considerazioni di tipo economico.
D. – Un
caso emblematico, messo in evidenza dal Rapporto, è quello della ex premier, Julia
Timoshenko: una situazione che non si è sbloccata, nonostante vari appelli della comunità
internazionale…
R. – Questo è un classico esempio di una sproporzione evidente
tra l’accusa e poi la condanna comminata, fermo restando che tutti abbiamo avuto la
sensazione che, nel momento in cui era stata formulata l’accusa, fosse stata formulata
anche – quasi automaticamente – la condanna. Io ho qualche sospetto che la mobilitazione
internazionale, così politicizzata, a favore della Timoshenko vada poi a vantaggio
della Timoshenko stessa: ma questo è un altro discorso che, ovviamente, non annulla
il fatto che la condanna sia veramente sproporzionata e assurda.