2012-11-15 13:53:55

La Chiesa in Africa al Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione


Il Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione per la Trasmissione della Fede Cristiana si è concluso il 28 ottobre 2012 in Vaticano, con un messaggio che ha richiamato i credenti sulla necessità di tornare a vivere la fede, che rischia di essere oscurata nelle società odierne, nelle quali le persone, i battezzati cattolici inclusi, hanno sviluppato una certa indifferenza nei confronti dell’insegnamento della Chiesa.
Nel loro messaggio al Popolo di Dio, al termine dell’Assemblea, i Padri Sinodali hanno sottolineato che, sebbene la Chiesa abbia il mandato di evangelizzare, tale azione deve prendere il via proprio all’interno della Chiesa, e tutti i cattolici sono chiamati ad una sincera conversione, perché la loro debolezza in quanto seguaci di Cristo ha un impatto sulla credibilità della missione della Chiesa stessa.
Nel corso delle tre settimane di discussioni, i Padri Sinodali hanno condiviso esperienze sulle conquiste e sfide delle Chiese nelle diverse parti del mondo. Centrale per tutti i continenti si è confermata la preoccupazione di come la Chiesa possa trasmettere il messaggio del Vangelo con rinnovata energia, nuovi metodi ed esperienze, che siano compresi dagli uomini e dalle donne di oggi, che hanno in parte sviluppato, incredibilmente, un significativo distacco dalla religione e da Dio.
In principio si è pensato che la nuova evangelizzazione fosse un obiettivo dei Paesi occidentali dell’Europa, del Nord America, dell’Australia e della Nuova Zelanda, dove molte popolazioni si considerano ormai secolarizzate. Dopo varie giornate di confronto, i Padri Sinodali sono giunti alla conclusione che la nuova evangelizzazione va intesa per la Chiesa universale, e non si può pertanto considerare limitata alle società occidentali, dal momento che ciascun continente deve far fronte a determinate sfide di evangelizzazione, e avrà pertanto necessità di nuovi approcci per proporre il messaggio del Vangelo di Cristo.
La Chiesa in Africa ha inviato 50 Padri Sinodali, in rappresentanza delle varie Conferenze Episcopali. Nel corso delle tre settimane, i vescovi africani hanno indicato le aree-chiave del continente nelle quali la nuova evangelizzazione dovrà concentrarsi.
Come indicato nell’Esortazione Post-sinodale Africae Munus, molte società africane sono divise in gruppi etnici, minacciate dalla violenza e dalla guerra. La fede, invece, invoca giustizia e pace, persegue la riconciliazione. La Parola di Dio ha poco significato per coloro i quali sono oppressi, vittime di conflitti armati, perseguitati per motivi etnici e religiosi, o la cui dignità è stata offesa per mezzo di azioni di abuso da parte dei potenti.
La Chiesa in Africa, quindi, dovrà continuare a guardare alla giustizia, alla pace e alla riconciliazione, perché esse sono cruciali per l’evangelizzazione.
La seconda questione concerne la personale conversione degli evangelizzatori stessi. Essi sono chiamati ad esaminare la propria vita e renderla coerente con l’insegnamento e la disciplina della Chiesa. Alcuni Padri Sinodali hanno spiegato che l’estraneità di certi evangelizzatori, rispetto alle preoccupazioni quotidiane delle persone, è in parte responsabile della crescita delle sette “cristiane”, che continuano ad attrarre a loro membri della Chiesa cattolica. La nuova evangelizzazione dovrà considerare le cause alla radice di tale fenomeno e i danni causati, specialmente all’interno delle famiglie che sono il primo nucleo destinatario dell’opera di nuova evangelizzazione.
I Padri Sinodali hanno inoltre invitato a porre maggiore attenzione sui giovani, non solo perché essi sono il futuro della Chiesa, ma anche in quanto la stessa Chiesa e gli esponenti delle sue Istituzioni possono imparare molto dalle nuove generazioni. Queste possono insegnare la virtù del coraggio, la forza, l’umiltà, la perseveranza, la gioia interiore e una fede vitale. Inoltre, a parte le loro molteplici virtù, i giovani sono posti dinanzi a numerose sfide, cui la nuova evangelizzazione deve saper rispondere.
Contrariamente all’impressione data dai media, i Padri Sinodali sostengono che i cristiani in Africa non sono in guerra con l’Islam. La maggior parte dei musulmani vivono in pace con i cristiani, e collaborano nell’ambito di numerose iniziative, molte concernenti il dialogo interreligioso. Bisogna tuttavia riconoscere che alcune sette fondamentaliste islamiche hanno condotto attacchi contro i cristiani, uccidendone molti in vari Paesi. Dal momento che l’Islam è oggi uno dei maggiori attori, nel mondo - hanno sottolineato i vescovi – la nuova evangelizzazione deve necessariamente tenerne conto. Ci sono molti tipi di musulmani; gli operatori della nuova evangelizzazione devono essere aperti nei confronti dei moderati, che sono la maggior parte, e lavorare con essi. Questa collaborazione scoraggerà i fondamentalisti – non preparati ad accettare una verità oggettiva che si ponga in opposizione con la loro posizione viziata di pregiudizi - proprio grazie alla promozione di una relazione solida tra musulmani e cristiani.
In ultimo, i Padri Sinodali hanno preso in esame la questione della globalizzazione in termini di sfida maggiore che la nuova evangelizzazione deve affrontare. La globalizzazione, specialmente come veicolata dai media, ha introdotto in Africa valori estranei, in parte contraddittori con quelli originari del continente, facendo percepire la fede cattolica come “aliena”. Ciò rende arduo ai cristiani del continente mantenersi al contempo sinceri africani, fedeli anche alla cultura locale. Valori tradizionali come il rispetto della vita, del matrimonio, gli stretti rapporti sociali e familiari risultano in alcuni casi minacciati, a causa della diffusione di principi esterni.

Come può la Chiesa in Africa contribuire alla Chiesa universale, nel contesto della nuova evangelizzazione?
La Chiesa in Africa può apportare molti contributi; in questa sede ne discuteremo solo due.
Innanzitutto, l’Africa ha una fede vibrante e un modo estremamente dinamico di viverla, unico in termini di inculturazione, che significa proprio far convergere il Vangelo e la cultura locale, e vivere questa fede in un modo che rifletta la vita quotidiana delle persone. Ciò è stato possibile grazie alle Comunità cristiane di base, che hanno reso tutti capaci di partecipare al lavoro di evangelizzazione e che, allo stesso tempo, hanno consentito alle persone di collaborare tra di loro. Le Comunità di base aiutano il credente a comprendere che l’insieme dei fedeli è la Famiglia del Popolo di Dio. In questa famiglia, non ci sono distinzioni di razza o tribù, e ciascuno ha il suo ruolo da giocare. Ciò risulta in contrasto con le società caratterizzate dall’individualismo quale ideologia dominante, nelle quali i membri della Chiesa percepiscono la propria appartenenza alle Istituzioni ecclesiastiche come un affare privato; quando ricoprono un ruolo particolare nell’opera di evangelizzazione, inoltre, essi si considerano come individui che offrono i loro servizi alla gente, non come membri della Famiglia di Dio.
Pertanto, nella nostra opinione, le Chiese particolari in altre parti del mondo potranno solo beneficiare della conoscenza dell’approccio delle Comunità cristiane di base, per quel che concerne la nuova evangelizzazione.
Il secondo contributo riguarda la condivisione di personale per l’evangelizzazione. La Chiesa in Africa sta progressivamente sperimentando un aumento delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. È una Chiesa missionaria in un duplice senso: nel dare e nel ricevere. I vescovi africani riuniti in Sinodo hanno affermato che le Chiese particolari del continente arricchiranno di preti le Chiese che ne avranno bisogno. Alcuni Padri Sinodali dall’Europa e dal Nord America, dal canto loro, hanno risposto di esser pronti a ricevere diocesani dall’Africa nelle proprie diocesi, in uno spirito di scambio dei doni.

Cosa la Chiesa in Africa spera di ricevere dalla Chiesa universale?
La Chiesa in Africa ha bisogno dell’esperienza di altre Chiese, per sapere come meglio affrontare determinate sfide. In particolare, hanno bisogno di conoscere come le Chiese meno giovani dei Paesi occidentali si rapportano ai problemi della secolarizzazione, dal momento che i suoi effetti iniziano ad osservarsi anche in Africa, specialmente tra i giovani che – i Padri Sinodali lo hanno confermato - si stanno allontanando dalla Chiesa, in cerca di soluzioni più semplici alle prove della vita.
In secondo luogo, la Chiesa in Africa sta lottando per essere auto-sufficiente, ma è ancora giovane e in parte sprovvista di materiale necessario per evangelizzare. Essa ha bisogno di un aiuto concreto per creare il suo potenziale per l’evangelizzazione, specialmente nel campo della formazione dei sacerdoti, dei religiosi e dei laici. Questo aiuto tornerà alle Chiese particolari bisognose di personale, dal momento che l’Africa potrà condividere le proprie risorse con esse.
In conclusione, il Sinodo ha mostrato che il compito di evangelizzare riguarda ogni credente nella Chiesa. I vescovi dall’Africa hanno individuato, nel processo di condivisione con i vescovi delle altre parti del mondo, che le sfide relative all’evangelizzazione sono molte e sono sperimentate da tutte le Chiese particolari. La Chiesa è una, e le Chiese particolari sono pronte ad aiutarsi l’un l’altra, cercando di rispondere ai bisogni di ciascuna. In ultimo, il Sinodo ha portato l’attenzione dei Padri Sinodali sulla necessità che un sacerdote sia formato non solo per la sua diocesi o congregazione, ma per la Chiesa universale.A cura di John Baptist Tumusiime, programma inglese per l’Africa.







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