2012-11-14 15:33:06

“Mercati di guerra”: in un volume, conflitti dimenticati e legami tra finanza e povertà


Nonostante continui a crescere il numero delle vittime civili e militari in Afghanistan, il 46% degli italiani non ricorda che nel Paese asiatico ancora si combatte. E solo il 10% degli interpellati sa che prosegue la guerra in Siria. Sono dati contenuti nel IV Rapporto sui conflitti dimenticati realizzato da Caritas italiana, in collaborazione con Famiglia cristiana e Il Regno, e pubblicato da Il Mulino. A presentarlo, ieri a Roma, c’erano i rispettivi direttori: don Francesco Soddu, di Caritas, don Antonio Sciortino, di Famiglia Cristiana, e Gianfranco Brunelli, de Il Regno. Il servizio dell'inviata, Fausta Speranza:RealAudioMP3

Trecentottantotto conflitti armati nel solo 2011 nel mondo. Il Rapporto fotografa le situazioni di guerra ma poi cerca anche di capire cause e scenari: cerca di indagare le connessioni tra finanza e povertà, ambiente e conflitti. Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale della Caritas italiana:

“Certamente, i dati sono un po’ sconfortanti: tutta una serie di rapporti, non solo il nostro, ci dicono che stiamo raggiungendo un picco di crisi umanitarie nel mondo dovute non solo alla situazione geopolitica internazionale, al degenerarsi delle 'primavere arabe', ma anche ai disastri naturali. Per esempio, assistiamo anche qui in Italia a cosa significhi tutto questo. Di fronte a uno scenario complessivamente più grave, purtroppo i nostri media - soprattutto quelli in mainstream italiani - un po’ tutti nel mondo, ma quelli italiani, ahimè, sono i peggiori - hanno un atteggiamento di silenzio o di superficialità”.

Scarsa conoscenza delle guerre nel mondo e responsabilità dell’informazione: di “informazione addomesticata o silente” ce n’è tanta, sottolinea don Antonio Sciortino nel suo intervento, ricordando che tutto ciò aiuta le guerre. I veri giornalisti sono il nemico numero uno dei conflitti: infatti – aggiunge il direttore di Famiglia Cristiana – in Siria non ne permettono l’ingresso. Ma il giornalismo deve essere asservito solo alla verità ovunque, non solo negli scenari di guerra, e don Sciortino ricorda che, per esempio, “i pregiudizi alimentati dai media sugli stranieri non servono la pace”. Al nostro microfono, don Sciortino parla di cause dei conflitti e di Magistero della Chiesa:

R. - Le cause vanno al di là delle mire politiche e si comincia a prendere coscienza che oggi le guerre possono scoppiare per il controllo delle energie, per il controllo delle fonti dell’acqua… Ma la cosa che sta emergendo è che molte nazioni, impoverite per l’aumento dei prezzi del cibo e altro, creano davvero un clima in cui il terreno diventa fertile per i conflitti. Come diceva Papa Giovanni Paolo II, l’altro nome della pace è la giustizia. Oggi, il mondo è globalizzato e nessuno può dire: non mi interessa quello che succede, anche se è lontano dalla propria terra. Purtroppo, si tende anche a fare l’abitudine alle notizie di guerra, oppure le notizie che trovano la prima pagina sui nostri media sono quelle che vengono un po’ più spettacolarizzate. Bisogna far crescere questa consapevolezza: abbiamo un’informazione, una coscienza, ancora abbastanza debole. Credo che l’informazione possa e debba aiutare a prendere coscienza di questi eventi e aiutare anche il tema della pace. Come gli autori della guerra sanno che il loro principale nemico sono i giornalisti, così coloro che fanno informazione a favore della pace devono essere più presenti. In questo Rapporto, emerge che una percentuale sempre più alta di persone considera la guerra non più qualcosa di inevitabile cui rassegnarsi, ma qualcosa che si può evitare. Questa percentuale è un fatto positivo ed è uno dei dati di luce tra le tante ombre che emerge da questo quarto Rapporto della Caritas con Famiglia Cristiana e Il Regno.

D. – La Chiesa, nel secolo scorso, ha rilanciato proprio questo messaggio: la pace non solo è doverosa ma è possibile…

R. – La Chiesa in questo ha fatto tantissimo e soprattutto i documenti degli ultimi Papi, a cominciare dalla Pacem in terris di Giovanni XXIII alla Populorum progressio di Paolo VI. Hanno detto cose molto importanti per quanto riguarda la pace. Purtroppo, da questa ricerca emerge che la voce della Chiesa, in questi ultimi tempi, è stata oscurata nei media per tante altre vicende che non hanno nulla a che fare con un tema così importante come quello della pace. Tutte le vicende legate al Vaticano hanno distolto l’attenzione e l’impegno da temi.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre









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