L'attivista siriana Hanadi Zalhout: appoggio la nuova Coalizione nazionale
“Dall’inizio delle rivolte in Medio Oriente e Nordafrica migliaia di donne hanno messo
a repentaglio la loro vita, sfidando vecchi e nuovi regimi repressivi”. Lo ricorda
Amnesty International chE, nell’ambio della Settimana Premio Sakharov 2012 del Parlamento
europeo, ha organizzato un convegno a Roma dedicato alle "primavere arabe" e alle
loro protagoniste. A partecipare anche un’attivista per i diritti delle donne in Siria.
Il servizio di FrancescaSabatinelli:
La Coalizione
nazionale siriana ha incassato finora il riconoscimento di Francia e Stati Uniti,
ma ad appoggiare la nuova alleanza e il suo capo, l’ex imam sunnita Ahmed Moaz el
Khatib è soprattutto la dissidenza siriana. L’attivista HanadiZahlout,
in questi giorni a Roma, è molto fiduciosa:
"Sono molto ottimista, perché
mi fido tanto del dott. Moaz el Khatib: è un uomo di religione, ma a titolo personale,
a livello sociale e pubblico è una persona molto moderata, è un uomo laico ed anche
un uomo d’onore. Sono ottimista sul fatto che almeno tutti i segmenti dell’opposizione
in questo modo siano uniti, è ovviamente molto meglio che essere divisi".
Hanadi
Zahlout, nata nel 1982 a Latakia, è entrata a far parte di una rete di comitati incaricati
di organizzare e pianificare le manifestazioni contro il governo del presidente al-Assad.
All'inizio della rivolta siriana, con lo pseudonimo di "Hiam la bella", ha diffuso
attraverso Facebook i video girati dagli attivisti per documentare le violenze perpetrate
dalle forze governative contro la popolazione civile. Scoperta dalle autorità è stata
arrestata tre volte, l’ultima nell’aprile scorso, e sempre con l’accusa di aver attentato
alla sicurezza nazionale diffondendo informazioni segrete o false. Nelle sue parole,
la dura esperienza nelle carceri siriane:
"Sono un’attivista nel campo dei
diritti umani, dei diritti dei prigionieri politici e di coscienza. Scrivevo report
giornalistici. Era importante costruire una rete e informare la gente dei numeri dei
caduti, dei martiri, degli scomparsi, dell’andamento della rivoluzione, delle manifestazioni.
Io facevo parte di questo gruppo. Era lotta giornalistica, lotta di pensiero, non
era lotta armata. La prima volta che sono stata arrestata sono rimasta 50 giorni in
isolamento, in una cella di 2 metri per 1 metro, dopo di che sono stata trasportata
alla prigione centrale di Adra, dove sono rimasta per due mesi. Ho subito violenza
fisica una volta, però ho subito una violenza psicologica continua: non mi era permesso
di dormire, dovevo addormentarmi molto tardi e mi facevano svegliare molto presto.
Usavano tutti i metodi psicologici di tortura, oltre al terrorismo psicologico, al
ricatto psicologico, strumentalizzando la famiglia, i vicini e così via".
Oggi,
Hanadi è riparata in Francia, la sua lotta la porta avanti da lì, è in contatto con
l’opposizione fuori dalla Siria e con chi si trova ancora all’interno del Paese. Continua
a scrivere i suoi articoli, racconta la sua esperienza in Siria e ciò che ora fa a
Parigi. Ed ecco come risponde a chi chiede del rischio di islamizzazione della rivolta:
"Le
manifestazioni sono cominciate in maniera pacifica, ma la grande repressione da parte
del regime nel soffocare queste manifestazioni pacifiche ha fatto sì che la gente
cominciasse a vedere come unica soluzione per abbattere questo regime una rivoluzione
armata. La soluzione ora è la caduta veloce del regime. Noi dobbiamo fare in modo
che il regime cada il prima possibile, in modo da evitare al Paese un’islamizzazione,
perché più dura il regime, più i segmenti fondamentalisti all’interno dell’Esercito
libero siriano diventano più forti. Tutto questo non è nell’interesse del futuro del
Paese. Però c’è il rischio, perché quelli che sostengono materialmente, finanziariamente,
l’Esercito libero siriano sono i Paesi islamici. L’unico colpevole, però, è il regime.
E la soluzione per limitare la crescente corrente islamica è che il regime cada il
prima possibile".
Fino al 25 novembre, con un sms solidale di due euro
al numero 45509, sarà possibile contribuire alla campagna di sensibilizzazione e raccolta
fondi di Amnesty International “Io sono la voce”, per i diritti delle donne in Medio
Oriente e in Africa del Nord.