2012-11-14 12:56:02

India: resta in carcere il medico degli aborti illegali di feti femminili


Resta in carcere Sudam Munde, medico arrestato per aver praticato aborti illegali al terzo, quinto, sesto e ottavo mese di gravidanza, nel distretto di Beed (Maharashtra). Le donne erano tutte incinte di bambine, e una giovane di 28 anni è morta per l'intervento. La Corte suprema indiana ha negato la libertà su cauzione per almeno altri sei mesi. Alla moglie Saraswati Munde, sua complice negli aborti, il tribunale ha concesso invece una cauzione, ancora da concordare. Per Pascoal Carvalho, medico di Mumbai e membro della Pontificia accademia per la vita - riferisce l'agenzia AsiaNews - la decisione dei giudici è "un messaggio forte" che servirà "da deterrente per quei dottori senza scrupoli che continuano a praticare quel male sociale che è il feticidio femminile". "Dal 2011 in India - sottolinea il dr. Carvalho - almeno 3 milioni di bambine sono scomparse, e sappiamo che il feticidio femminile è diffuso anche tra le coppie istruite e benestanti. I test per la determinazione del sesso, usati per identificare anomalie genetiche, sono stati introdotti nel Paese negli anni '70. Ma queste tecniche sono state sfruttate per praticare aborti selettivi femminili". Nel 1994 il governo ha promulgato il Pre-Natal Diagnostic Technologies (Pndt) act, che rende illegale l'uso di questi esami per determinare il sesso del feto. in base alla legge, i medici devono presentare una lista di pazienti su cui - per ragioni di pura salute - hanno condotto i test. Chi viola il decreto può scontare una pena fino a tre anni di prigione, oltre al pagamento di una multa di 10mila rupie (146 euro). Tuttavia, il Pndt non ha frenato la diffusione di feticidi e infanticidi femminili. Il membro dell'Accademia pontificia individua le cause di questo fenomeno nella "cultura patriarcale indiana", fatta di "dominazione, emarginazione, sfruttamento ed esclusione", che "genera una preferenza verso i figli maschi". Questo, aggiunge, "produce una sistematica discriminazione di genere, che svaluta le donne sin dall'inizio della loro vita, prima ancora che una neonata venga al mondo". Sul caso di Beed si è espresso mons. Agnelo Gracias, presidente della Commissione per la famiglia della Conferenza episcopale indiana, definendolo "l'ennesimo caso di atrocità e discriminazioni commesse contro le bambine". Tuttavia, spiega, "dobbiamo indignarci per tutti gli aborti, che siano maschili o femminili. La vita umana è sacra sin dal suo concepimento, e l'aborto distrugge il rispetto verso la sacralità della vita. Perché meravigliarci degli aborti femminili? Tutti gli aborti dovrebbero essere vietati". Secondo mons. Gracias, vescovo ausiliare di Mumbai, se si giustifica l'aborto in base al "diritto di scelta" rivendicato dalle femministe, allora "una donna dovrebbe avere anche il diritto di scegliere se avere una bambina o no. Il feticidio femminile è la conclusine logica del 'diritto di scelta'". (R.P.)







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