2012-11-13 13:18:57

Sindrome di Down. Il giurista Gambino: dalla Cassazione una sentenza inaccettabile


Una sentenza inaccettabile che mortifica la dignità umana e fonda un “diritto contro la vita”. Così il prof. Alberto Gambino, direttore del Dipartimento di Scienze Umane dell'Università Europea di Roma, su una recente decisione della Corte di Cassazione (Sentenza n. 16754 del 2 ottobre 2012 ) in tema di risarcimento del danno. Il caso è quello di una coppia e della loro figlia affetta da Sindrome di Down, riconosciuti, dai giudici, tutti titolari del diritto al risarcimento del danno per non essere stati informati sulla sindrome genetica della piccola. Lunedì, sul tema, si è tenuto il convegno “La dignità dell’Uomo tra diritto dell’Unione Europea e diritto interno”, presso l’Università Europea di Roma e promosso dall’Ufficio d’Informazione in Italia del Parlamento europeo. Al termine dell'incontro è stato consegnato un documento a tutela della vita e contro la discriminazione ai parlamentari europei Gianni Pittella (Pd), Mario Mauro (Pdl) e Carlo Casini (Udc), appellandosi alla Convenzione Onu sui diritti dei disabili, ratificata dall’Unione Europea nel 2009. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento dello stesso prof. Alberto Gambino:RealAudioMP3
R. - La sentenza pone dei problemi fondamentali, perché mentre risarcire il danno a una coppia per la mancata informazione che il feto sia affetto dalla Sindrome di Down può configurare effettivamente una lesione, perché il diritto della coppia è di conoscere lo stato di salute del feto; molto più dirompente e problematico, invece, è assegnare un risarcimento del danno direttamente alla bambina nata con questa sindrome, perché in questo caso l’unica alternativa che c’era, era che non nascesse questa bambina: il danno non si è verificato al momento della nascita, ma era congenito sin dal momento del concepimento. Quindi se si ipotizza di poter risarcire questa bambina, significherebbe che sarebbe stato meglio non farla nascere...

D. - Quindi questo pone anche dei problemi per quanto riguarda lo sguardo nei confronti di chi è affetto dalla Sindrome di Down: si parla addirittura di danno e in termini giuridici è un termine terribile…

R. - Problemi enormi che non tengono conto, invece, della complessità e - aggiungo - della ricchezza di queste relazioni con persone affette da disabilità o da Sindrome di Down. Qualsiasi famiglia viva queste condizioni sa, invece, cosa significhi sul piano delle relazioni interpersonali, accanto a dei momenti certamente di sofferenza, il valore aggiunto che danno quotidianamente queste relazioni, sul piano anche della cultura, delle relazioni umane, della solidarietà. Quindi è davvero una sentenza che mina nel profondo il valore e la dignità delle persone con disabilità, che riterrei vada anche contro la Carta dei diritti delle persone disabili che è stata promulgata dall’Onu e che è stata ratificata dall’Unione Europea.

D. - La china è quella di andare verso un "diritto a non nascere" e, dall’altra, quella di offendere la dignità delle persone, che altrimenti dovrebbero essere perfette, compiute - non si sa secondo quale criterio - per poter non essere giudicate lese nel diritto di esistere?

R. - E’ proprio così! La china drammatica è che i medici a questo punto - nel momento in cui ci fosse una qualche possibile lesione del feto - non potranno far altro che chiedere alla coppia di interrompere la gravidanza, perché potrebbero essere loro stessi ritenuti responsabili laddove si verificasse la nascita: qualcuno - in particolare la persona affetta da sindrome - potebbre un giorno chiamare in giudizio il medico perché non ha adeguatamente informato i genitori. Questo è l’effetto davvero più dirompente di una sentenza che spingerà i medici o a dotarsi di assicurazioni, e quindi in modo un po’ cinico a lavarsi le mani del problema, o - dall’altro lato - cercare in tutti i modi di persuadere la coppia che la gravidanza ha molti problemi e che, forse, non può essere portata avanti.

D. - Lo ribadiamo: una sentenza di questo tipo pone una differenza tra chi è normodotato e chi ha una disabilità…

R. - Sì. Io ritengo che sia una sentenza discriminatoria, che sta aprendo con un disposto di magistrati a diverse valutazioni della vita e delle persone.

Ultimo aggiornamento: 14 novembre







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