A Firenze presentata la prossima Giornata in ricordo delle vittime delle mafie
Presentata, ieri a Firenze, la XVIII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo
delle vittime delle mafie, che si svolgerà il 16 marzo 2013 nel capoluogo toscano
e il 21 in tutta la regione. Ogni anno, la ricorrenza si propone come un atto di alto
impegno civile e di giustizia e rappresenta un momento di partecipazione e di formazione,
soprattutto per i giovani. Scandali recenti nel mondo della politica hanno fatto prendere
maggiore coscienza, finalmente, dell’infiltrazione della mafia anche al nord d’Italia.
Un dato positivo? Adriana Masotti lo ha chiesto a don Luigi Ciotti,
presidente dell’Associazione "Libera", intervenuto alla conferenza stampa.
R. – Sì, in
parte sì. Peccato che ci vogliano fatti così traumatici per prendere coscienza. Però,
bisogna dare continuità all’impegno. Ci sono bei segni, bei segnali: il lavoro dei
magistrati, delle forze di polizia… Ma soprattutto, siamo noi che dobbiamo assumerci
maggiori responsabilità. Cioè, smettere di dire che le mafie sono il problema perché,
certamente le mafie sono un problema, ma il problema è ciò che le rende forti, il
problema è come viviamo il nostro ruolo di cittadini. Per questo è necessario non
dimenticarci che la democrazia di un Paese non ammette la pigrizia intellettuale:
dobbiamo portare il nostro contributo per il bene comune; noi dobbiamo chiedere alla
politica e alle istituzioni che facciano la loro parte … Ma ci vuole una rivolta delle
nostre coscienze!
D. – Ci sono, appunto, dichiarazioni di nuovo impegno da
parte di esponenti politici: Crocetta, ad esempio, in Sicilia, ma anche il cardinale
Sepe, l’altro giorno a Napoli, ha detto che i camorristi non devono entrare in chiesa
neanche da morti. Eppure, c’è poi un problema nella società dove lo Stato viene meno.
Ad esempio, la crisi, la mancanza di lavoro, possono essere un ulteriore incentivo
alla criminalità organizzata, l’unica – a volte – a offrire un’occupazione?
R.
– Sì, certamente. Io credo che dobbiamo cogliere le positività in tante parti d’Italia.
Tutto questo però per dire che è necessario un enorme investimento educativo e culturale,
che servono buone leggi che eliminino le troppe zone grigie, che serve una politica
che faccia pulizia al suo interno, che serve un’economia che ritrovi un’etica e una
responsabilità sociale, che non ci si preoccupi soltanto dei giovani, ma ce se ne
occupi un po’ di più … E quindi, l’importanza del lavoro nelle scuole, nelle università,
il sostegno alle famiglie, alle politiche sociali … L’altro giorno abbiamo presentato
un dossier: “L’usura di mafia”. Sono le mafie che, avendo molta liquidità, oggi imprestano
denaro alle piccole e medie imprese che sono in difficoltà. Sono i giochi criminali
che hanno la liquidità e quindi penetrano nelle fessure del sistema. E’ un momento
delicato, difficile. Ci vuole uno scatto in più: da una parte, riconoscenza per le
cose belle, importanti, positive – tante! – che ci sono, dall’altra la consapevolezza
che la strada è ancora lunga e in salita e c’è bisogno di una corresponsabilità.
D.
– Veniamo alla Giornata del prossimo marzo: “Semi di giustizia, fiori di corresponsabilità”
è lo slogan scelto. Quale messaggio porterà?
R. – Sarà ancora una volta un
giorno di una memoria che vuole farsi impegno, un momento di raccoglimento autentico.
Beh, i fiori: vogliamo ricordare tutte le vittime innocenti e quindi una vicinanza
ai familiari delle vittime. E’ soprattutto la loro straordinaria forza morale
che, alimentata da progetti, li fa sentire vivi. L’anno scorso, a Genova, eravamo
100 mila a camminare in questo grande abbraccio; quest’anno saremo ancora in tanti
per dire che c’è una parte d’Italia che 365 giorni all’anno cerca di fare la propria
parte. La giornata sarà a Firenze, però è tutta la Toscana che ne viene coinvolta
con centinaia di incontri, con momenti di confronto, di approfondimento, di letture;
scuole, università, parrocchie, associazioni … anche per dirci ancora una volta che
il problema più grave non è solo chi fa il male, ma quanti guardano e lasciano fare.
Voglio poi ricordare che la sera del 15 marzo, con il cardinale arcivescovo di Firenze,
ci sarà anche un momento di riflessione per chiedere ancora una volta a Dio che ci
dia una bella pedata: la pedata di Dio per andare avanti, per non scoraggiarsi
e per non dimenticarci che un cristiano è chiamato proprio a saldare la responsabilità
civile con la testimonianza cristiana.