2012-11-13 15:50:44

A Firenze presentata la prossima Giornata in ricordo delle vittime delle mafie


Presentata, ieri a Firenze, la XVIII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, che si svolgerà il 16 marzo 2013 nel capoluogo toscano e il 21 in tutta la regione. Ogni anno, la ricorrenza si propone come un atto di alto impegno civile e di giustizia e rappresenta un momento di partecipazione e di formazione, soprattutto per i giovani. Scandali recenti nel mondo della politica hanno fatto prendere maggiore coscienza, finalmente, dell’infiltrazione della mafia anche al nord d’Italia. Un dato positivo? Adriana Masotti lo ha chiesto a don Luigi Ciotti, presidente dell’Associazione "Libera", intervenuto alla conferenza stampa.RealAudioMP3

R. – Sì, in parte sì. Peccato che ci vogliano fatti così traumatici per prendere coscienza. Però, bisogna dare continuità all’impegno. Ci sono bei segni, bei segnali: il lavoro dei magistrati, delle forze di polizia… Ma soprattutto, siamo noi che dobbiamo assumerci maggiori responsabilità. Cioè, smettere di dire che le mafie sono il problema perché, certamente le mafie sono un problema, ma il problema è ciò che le rende forti, il problema è come viviamo il nostro ruolo di cittadini. Per questo è necessario non dimenticarci che la democrazia di un Paese non ammette la pigrizia intellettuale: dobbiamo portare il nostro contributo per il bene comune; noi dobbiamo chiedere alla politica e alle istituzioni che facciano la loro parte … Ma ci vuole una rivolta delle nostre coscienze!

D. – Ci sono, appunto, dichiarazioni di nuovo impegno da parte di esponenti politici: Crocetta, ad esempio, in Sicilia, ma anche il cardinale Sepe, l’altro giorno a Napoli, ha detto che i camorristi non devono entrare in chiesa neanche da morti. Eppure, c’è poi un problema nella società dove lo Stato viene meno. Ad esempio, la crisi, la mancanza di lavoro, possono essere un ulteriore incentivo alla criminalità organizzata, l’unica – a volte – a offrire un’occupazione?

R. – Sì, certamente. Io credo che dobbiamo cogliere le positività in tante parti d’Italia. Tutto questo però per dire che è necessario un enorme investimento educativo e culturale, che servono buone leggi che eliminino le troppe zone grigie, che serve una politica che faccia pulizia al suo interno, che serve un’economia che ritrovi un’etica e una responsabilità sociale, che non ci si preoccupi soltanto dei giovani, ma ce se ne occupi un po’ di più … E quindi, l’importanza del lavoro nelle scuole, nelle università, il sostegno alle famiglie, alle politiche sociali … L’altro giorno abbiamo presentato un dossier: “L’usura di mafia”. Sono le mafie che, avendo molta liquidità, oggi imprestano denaro alle piccole e medie imprese che sono in difficoltà. Sono i giochi criminali che hanno la liquidità e quindi penetrano nelle fessure del sistema. E’ un momento delicato, difficile. Ci vuole uno scatto in più: da una parte, riconoscenza per le cose belle, importanti, positive – tante! – che ci sono, dall’altra la consapevolezza che la strada è ancora lunga e in salita e c’è bisogno di una corresponsabilità.

D. – Veniamo alla Giornata del prossimo marzo: “Semi di giustizia, fiori di corresponsabilità” è lo slogan scelto. Quale messaggio porterà?

R. – Sarà ancora una volta un giorno di una memoria che vuole farsi impegno, un momento di raccoglimento autentico. Beh, i fiori: vogliamo ricordare tutte le vittime innocenti e quindi una vicinanza ai familiari delle vittime. E’ soprattutto la loro straordinaria forza morale che, alimentata da progetti, li fa sentire vivi. L’anno scorso, a Genova, eravamo 100 mila a camminare in questo grande abbraccio; quest’anno saremo ancora in tanti per dire che c’è una parte d’Italia che 365 giorni all’anno cerca di fare la propria parte. La giornata sarà a Firenze, però è tutta la Toscana che ne viene coinvolta con centinaia di incontri, con momenti di confronto, di approfondimento, di letture; scuole, università, parrocchie, associazioni … anche per dirci ancora una volta che il problema più grave non è solo chi fa il male, ma quanti guardano e lasciano fare. Voglio poi ricordare che la sera del 15 marzo, con il cardinale arcivescovo di Firenze, ci sarà anche un momento di riflessione per chiedere ancora una volta a Dio che ci dia una bella pedata: la pedata di Dio per andare avanti, per non scoraggiarsi e per non dimenticarci che un cristiano è chiamato proprio a saldare la responsabilità civile con la testimonianza cristiana.

Ultimo aggiornamento: 14 novembre







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