Siria. Arcivescovo ortodosso: scontri e profughi al confine turco-siriano
“C'è grande paura tra le famiglie delle diverse comunità per il loro futuro. La gente
ha tanta paura di una guerra vera e propria, che potrebbe scoppiare in qualsiasi momento
fra Turchia e Siria. Non sappiamo cosa potrebbe accadere a grandi città come Kamishly
e Hassaké nella mia arcidiocesi di Jazirah ed Eufrate”: è quanto dice all’agenzia
Fides Eustathius Matta Roham, arcivescovo siro-ortodosso di Jazirah ed Eufrate, raccontando
la delicata situazione al confine turco-siriano, che nell’ultima settimana si è aggravata
per i violenti scontri e un grande flusso di rifugiati. “Un conflitto turco-siriano
potrebbe degenerare in una guerra regionale. Le persone sono molto preoccupate per
i loro bambini, per le donne e per le proprietà. Molti di loro sono sempre pronti
ad emigrare in Europa e in altri Paesi vicini, ritenuti più sicuri. Viviamo nell’incertezza:
è molto difficile dire che cosa potrebbe succedere domani”, spiega preoccupato. L’arcivescovo,
che si trova ad Hassaké, descrive in particolare la situazione di due città della
sua diocesi: Ras Al-Ayn e Derbasieh. Ras Al-Ayn è teatro di combattimenti fin da giovedì
scorso, ed è stata occupata dalle forze dell’opposizione siriana: “La gente è fuggita
e ha lasciato dietro di sé le proprietà e tutti i propri beni. Ora è molto rischioso
andare in città. I combattimenti in corso porteranno alla sua distruzione. Temo che
il destino della nostra comunità cristiana e delle chiese, così come quello di altre
comunità, sarà simile a quello di altri comuni, come Homs e Deir Ezzor”. Un sacerdote
siro-ortodosso, padre Touma Qas Ibrahim, parroco della chiesa di San Tommaso a Ras
Al-Ayn, si è coraggiosamente recato in città per recuperare i libri di preghiera,
in particolare alcuni antichi codici liturgici scritti a mano, e la sua missione è
riuscita. “Siamo grati a Dio perché padreTouma è potuto entrare nella chiesa e tornare
illeso” sottolinea l’arcivescovo. Stessa sorte per Derbasieh: il 9 novembre la maggior
parte della gente è fuggita per paura di trovarsi in mezzo al fuoco incrociato. Padre
Michael Yacoub della chiesa di Sant’Osyo è giunto ad Hassaké, dove è la sede dell'arcidiocesi,
con altre famiglie di sfollati cristiani. L’arcivescovo racconta: “La gente di Derbasieh
è stata invitata a lasciare le proprie case, dato che le forze di opposizione, che
si trovano aldilà del confine, in territorio turco, erano pronte ad occupare la città.
C’è stato poi un accordo tra l'opposizione e la comunità curda locale, che a Derbasieh
è la maggioranza: i funzionari governativi hanno accettato di lasciare la città senza
combattere e questo accordo ha salvato la vita di molti civili”. (R.P.)