Appoggio Usa ai ribelli siriani che si uniscono contro Assad. Mons. Zenari: ora il
dialogo
L'opposizione siriana ha firmato nella notte a Doha, in Qatar, un accordo per riunire
tutti i gruppi che lottano contro Assad. L’intesa ha ricevuto subito l’appoggio degli
Stati Uniti. Intanto, sul terreno continuano gli scontri. Il servizio di Sergio
Centofanti.
Gli Stati Uniti promettono il loro pieno sostegno ai ribelli
siriani che nella notte a Doha hanno raggiunto l’accordo per riunire tutte le forze
di opposizione per accelerare la caduta del regime di Assad. Un portavoce del Dipartimento
di Stato americano ha detto che gli Stati Uniti hanno fretta di “sostenere la Coalizione
nazionale che apre la via alla fine del regime sanguinario di Assad e a un futuro
di pace, di giustizia e di democrazia che tutti i siriani meritano”. Un sostegno –
afferma il portavoce – che per il momento sarà di carattere umanitario. Lo sceicco
Ahmad Al-Khatib, un imam sunnita moderato di 52 anni, nato a Damasco, è stato eletto
presidente della coalizione nazionale. L’accordo è stato raggiunto grazie al sì di
Georges Sabra, esponente cristiano e capo del Consiglio nazionale siriano (Cns), principale
componente della nuova coalizione. Secondo l’intesa, l’opposizione riunita rifiuta
ogni dialogo col regime e chiede alla comunità internazionale un riconoscimento ufficiale
come unico legittimo rappresentante del popolo siriano, sulla falsariga di quanto
accadde con il Cnt libico nel 2011. Intanto, sul terreno le violenze continuano. Le
forze di Assad hanno di nuovo bombardato le postazioni degli insorti a Damasco e Aleppo
e una zona al confine turco. Dopo 19 mesi di guerra civile sono oltre 37.000 i morti.
La
tensione e le violenze in Siria, dunque, continuano a crescere. A questo proposito,
Claudia Di Lorenzi ha intervistato il nunzio apostolico a Damasco, mons.
Mario Zenari,rientrato sabato dal Libano:
R. – La tensione
è salita soprattutto in queste ultime settimane. Anche avvicinandosi a Damasco, si
vedevano in lontananza colonne di fumo, che vuol dire esplosioni, elicotteri che volavano
sopra la città, posti di blocco… Però devo dire che ho provato anche un altro sentimento,
contrastante. Quando vedevano una persona ecclesiastica, quando spiegavo che ero il
rappresentante del Papa, ho avuto una buona accoglienza e quel saluto che di solito
fanno, che letteralmente vuol dire “si senta come nella sua patria, si senta come
tra la sua famiglia”. La persona del Santo Padre, la sua autorità morale, è molto
apprezzata dai cristiani ma direi anche dalle autorità.
D. – E’ anche il segno
che la presenza dei cristiani è una risorsa per il Paese?
R. – I cristiani
devo dire che sono rispettati e apprezzati. In questo momento il ruolo che possono
avere i cristiani è il ruolo di costruzione di ponti. Direi che ancora prima degli
aiuti che si possono dare, un grande aiuto, una grande consolazione, sono la nostra
presenza e i valori di fratellanza universale, di riconciliazione, di non violenza,
che come cristiani cerchiamo di promuovere. E’ un segno che conta, un segno che si
vede.
D. - Un messaggio di vicinanza della Chiesa universale è stato portato
nei giorni scorsi anche dalla visita in Libano del cardinale Sarah, inviato del Papa......
R.
– E’ stato un messaggio di spirito di comunione, per cercare il coordinamento per
questi aiuti. E’ stato messo l’accento anche soprattutto sulla riconciliazione. C’è
bisogno di far tacere le armi ma anche di liberare i cuori da certe armi che hanno
accumulato, le armi dell’odio, della vendetta, e c’è un lavoro molto delicato, affidato
alle varie religioni, per impiantare nei cuori lo spirito della riconciliazione.
D.
– Il porporato ha incontrato anche i rappresentanti di numerose agenzie caritative
cattoliche che operano in Siria, in Libano e nei Paesi vicini. Quali esigenze sono
emerse?
R. - Si è preso atto della necessità di un maggior coordinamento tra
le varie agenzie cattoliche internazionali e la Caritas locale, le istituzioni.
D.
– Come leggere la nomina di George Sabra, cristiano, a nuovo presidente del Consiglio
nazionale siriano?
R. – Si potrebbe leggere anche in questo spirito però è
difficile dare per il momento un giudizio. Quello che si sta vedendo in questi giorni
a Doha potrebbe avere questo risultato positivo: cercare di parlare con una sola voce.
Poi è importante questo coordinamento, questa maggiore unità tra l’opposizione, che
porti ad una possibilità di compromesso e di dialogo con il governo.