Benedetto XVI ieri sera nella Cappella Sistina per il Concerto diretto dal Maestro
Palombella
Ha fatto tappa ieri pomeriggio, nel magnifico scenario della cappella Sistina, l’11.ma
edizione del Festival di musica e arte sacra, con un concerto del tutto particolare
alla presenza di Benedetto XVI. Un omaggio a suo fratello Georg Ratzinger, sacerdote
e compositore, di cui è stata eseguita la Missa Anno santo affidata al Coro della
Cappella Musicale Pontificia guidata da don Massimo Palombella. Ma quali sono
le caratteristiche di questa opera e i tratti caratteristici del suo autore, mons
Ratzinger? Gabriella Ceraso lo ha chiesto al maestro Palombella:
R. – Un musicista
completo che ha curato la tecnica della direzione, che ha curato la tecnica del coro,
che ha curato l’aspetto compositivo, cioè tutto. Non è un uomo che scrive come si
scriveva o che scrive facendo il verso. Si capisce dalla sua musica che ha frequentato
i grandi ma che ha fatto una sua sintesi. Si tratta di una Messa con una scrittura
tardo-romantica, con influssi di Beethoven, di Wagner, che rimane radicata nella tradizione
ma è capace di ampliarla.
D. – Musica espressione dello spirito. Tante volte
Papa Benedetto XVI lo ha detto. In questo senso quest’opera cosa ci comunica?
R.
– Quest’opera cerca di declinare la fede della Chiesa in questa cultura, che è un
po’ il compito, in fin dei conti, dell’evangelizzazione. Dobbiamo parlare all’uomo
e alla cultura di oggi, non a quella di ieri.
D. - E’ una Messa nelle sue parti
completa…
R. - Manca il Credo. In occasione dell’Anno della Fede, per fare
una Messa completa faremo il Credo della Missa Papae Marcelli di Palestrina. Iniziamo
con il canto gregoriano, proprio per ricordare la fonte della musica sacra. C’è la
Messa di Georg Ratzinger con in mezzo il Credo di Giovanni Pierluigi da Palestrina.
C’è un mottetto eucaristico di mia composizione e chiudiamo il concerto con il Tu
es Petrus di Colin Mawby. Sono tutti autori contemporanei e ci sono due punti fermi
della tradizione che lanciano in avanti la contemporaneità. Se noi, se la Cappella
musicale pontificia si ferma a contemplare se stessa e non si apre al confronto culturale,
non si apre allo scambio culturale, è un’istituzione destinata ad essere un pezzo
da museo e non un’istituzione che può evangelizzare.