L'impegno della Chiesa per la riunificazione della Corea
La Corea, un popolo due nazioni, una realtà in cui la Chiesa locale è impegnata a
conservare tradizioni che rischierebbero di sparire. Il nostro inviato a Seul, Davide
Dionisi:
E’ una Chiesa
giovane e viva quella coreana. Con due missioni ben precise: aiutare i bisognosi e
spendersi per la riunificazione. Protagoinisti, i laici, coloro che peraltro evangelizzarono
il Paese più di duecento anni fa. Caso singolare per un’area del mondo che, nonostante
i numeri sempre in crescita dei fedeli, non ha conosciuto la parola di Dio da missionari.
Quello di vedere il Nord e il Sud uniti è una speranza che le autorità ecclesiastiche
condividono con tutti i coreani e per questo sono impegnati strenuamente grazie anche
ad una Commissione ad hoc denominata “per la riunificazione”. “Se non c'è patria,
non esisto”. E’ la frase impressa nel cippo marmoreo che accoglie i turisti stranieri
che vengono da ogni angolo del mondo per toccare con mano il dramma di un popolo diviso.
Ma quello che viene considerato dagli altri una semplice tappa di un tour nei pressi
del 38esimo parallelo, per i coreani è una ferita aperta che parla di morte e di disperazione.
Parliamo di DMZ, l’area demilitarizzata di 900 chilometri quadrati che divide le due
Coree, il Muro di Berlino asiatico che separa un popolo appartenente ad un’unica nazione.
Un Muro che, per la Chiesa, non è mai esistito e che, come ci ha detto Padre Eun Hyung
Lee della diocesi frontaliera di Ui jeong bu, “dopo averlo abbattuto saremo lì a fare
la nostra parte. Come abbiamo sempre fatto”.