Lo Yemen, un Paese dove la “primavera araba” deve ancora compiere passi decisivi e
che è diventato terreno in cui le forze Usa cercano di snidare le cellule di Al Qaeda
che si annidano in alcune zone. Dallo Yemen, Barbara Schiavulli:
I droni, gli
aerei telecomandati americani, sono tornati a colpire Al Qaeda in Yemen. Ucciso, a
pochi chilometri dalla capitale insieme a due militanti, il comandante accusato di
aver pianificato l’attacco all’ambasciata statunitense a Sana’a nel 2008. Si allargano
a nove zone gli attacchi mirati - 37 solo quest’anno - che finora avevano coinvolto
la regione più meridionale, considerata la roccaforte della militanza islamica. Nel
Sud, nella città di Zinjibar, nella provincia di Abyan, riconquistata dall’esercito
dopo una sanguinosa battaglia l’estate scorsa, è stata circondata la casa del numero
due di Al Qaeda, Tarek al-Fadli. A l’uomo che ha combattuto anche in Afghanistan sono
state concesse poche ore per arrendersi. “Ci dicono che la situazione è migliorata
ma gli uomini di Al Qaeda sono ancora lì”, ci racconta uno sfollato fuggito dagli
scontri tra militanti, esercito e droni e ospitato insieme a centinaia di famiglie
in una scuola di Aden, la capitale del Sud. ”Sono un poliziotto; se tornassi mi ucciderebbero
subito”.