Siria: gli sforzi della Chiesa per liberare i cristiani sequestrati e per assistere
gli sfollati
C’è uno sforzo in atto della Chiesa per cercare di liberare dieci cristiani rapiti
nei giorni scorsi da un gruppo armato, mentre erano a bordo di un autobus diretto
da Aleppo a Beirut. Si tratta di sette armeni, come riferito dall'agenzia Fides, ai
quali si aggiunge un’altra famiglia cristiana: Bechara Rabbat, sua moglie Mary Rose
Saghirv e il loro figlio Giorgio. Come riferisce a Fides mons. Youssef Anis Abi-Aad,
arcivescovo Maronita di Aleppo, i dieci sono stati rapiti nella zona di Sarakeb da
uomini armati non identificati: “Siamo molto preoccupati. Non sappiamo chi li ha presi.
Stiamo cercando di identificare i rapitori e di stabilire un contatto con loro. Il
giovane padre gesuita Murad Abi Seif e molte famiglie stanno lavorando per cercare
di risolvere il caso”. “I rapiti sono persone innocenti e fuori da ogni logica di
conflitto ma – nota l’arcivescovo – fra i ribelli vi sono numerose fazioni e gruppi,
il che complica le cose”. L’emergenza-sequestri è solo un aspetto dell’opera di mons.
Anis Abi-Aad. La piaga dei sequestri nel conflitto siriano ha fatto attualmente almeno
1.753 vittime, quasi tutti civili. In una situazione sempre più drammatica, l’arcivescovo
spende la maggior parte del suo tempo incontrando i rifugiati, confortando gli afflitti,
provvedendo ai bisognosi. Da “Buon Pastore”, visita i centri per rifugiati e senzatetto,
visita gli ospedali per “alleviare le sofferenze del popolo siriano, mostrando solidarietà
a tutti, senza eccezioni: questa è la missione della Chiesa”. “Non facciamo distinzione
tra cristiani e musulmani siriani – spiega in un messaggio inviato a Fides – ma il
coordinamento di tutte le Chiese, di diverse confessioni, è molto impegnato per gli
aiuti”. Le famiglie più ricche e benestanti di Aleppo, riferisce, si sono spostate
in Libano o verso la costa, ma “più della metà della popolazione è ancora in città
e si rifiuta di lasciare le proprie case, nonostante i combattimenti: per questo aumenta
il numero delle vittime”. Come cristiani maroniti, aggiunge, “stiamo provvedendo a
450 persone, di diverse religioni e comunità, ospitate in due scuole della nostra
comunità”. Scuole e moschee accolgono gli sfollati e offrono assistenza mentre “i
padri gesuiti, con il contributo delle suore francescane, preparano oltre 6.000 pasti
al giorno, che vengono distribuiti alle famiglie sfollate, accampate in diversi luoghi”.
Il vescovo - nota la forte - sostiene che esiste una forte solidarietà fra i civili,
“che piangono e soffrono”, e sottolinea che “in Siria non c’è un problema di settarismo”.
“La nostra speranza e il nostro più grande desiderio – conclude – non può che essere
la pace: per questo preghiamo intensamente”. In mano ai sequestratori anche Austin
Tice, reporter americano rapito in Siria il 13 agosto scorso e collaboratore del “Washington
Post”. Il giornalista americano, 31 anni, viene da una famiglia cattolica che oggi
è giunta a Beirut: i suoi genitori, Marc e Deborah Tice, ferventi cattolici, lanciano
un Sos e annunciano a Fides che nei prossimi giorni diffonderanno un appello ai rapitori
per la liberazione di Austin. In un video diffuso su Youtube il giornalista appare
prelevato con la forza da militanti islamici al grido di “Allah è grande”. (R.P.)