Grecia: dopo le misure di austerity ora l'approvazione del bilancio
La Grecia ancora al centro dell’attenzione internazionale. Dopo la contestata approvazione
delle severe misure di austerity, richieste dalla Troika, formata da Unione
Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale, domenica l’esigua
maggioranza parlamentare, che sostiene il governo Samaras, è chiamata ad approvare
il bilancio dello Stato. Che cosa potrebbe accadere in caso, invece, di bocciatura?
Giancarlo La Vella lo ha chiesto all’economista Riccardo Moro:
R. – Se saltasse
l’approvazione del bilancio, certamente bisognerebbe ricostruire un percorso di riforme
da mettere in atto, perché in realtà già diversi interventi sono stato realizzati.
Non sono gli interventi che molti ritengono i migliori, perché sono improntati a un’austerità
probabilmente eccessiva. Se c’è la crisi e noi mettiamo per strada intere fasce di
lavoratori non si capisce come possa nascere una maggiore domanda di beni e che inneschi
l’esigenza di nuove richieste per le imprese e che, inoltre, permetta di conseguenza
di riattivare l’occupazione. D’altra parte, se manteniamo nello Stato posti di lavoro
completamente inefficienti, continuiamo ad usare denaro pubblico che potrebbe, invece,
essere usato in modo più produttivo. Allora, bisogna dire che non si è ancora trovato
il punto di equilibrio tra un alleggerimento dello Stato e, dall’altro, l’utilizzo
di risorse per politiche espansive. Le riforme che sono state proposte in Grecia sono
figlie di una logica di estremo rigore, che è stata in qualche modo proposta dal governo
tedesco, che non per nulla suscita le proteste popolari.
D. - Di fatto ci troviamo
di fronte a un’intera popolazione, quella ellenica, nettamente in difficoltà, con
un potere d’acquisto ridotto ai minimi termini…
R. – Certo, non possiamo pensare
che i greci, che fino al giorno prima hanno avuto stipendi di un certo livello e hanno
potuto avere un tenore di vita soddisfacente, poi da un giorno all’altro possano vivere
normalmente con un 30% per cento di riduzione degli introiti, che vuol dire anche
un 30% di riduzione degli occupati, cioè tanta gente che viene messa in mezzo alla
strada. Sono condizioni che a livello sociale sono molto difficilmente sostenibili.
Tutti avremmo auspicato un percorso un po’ più graduale.