Sfida sull'economia tra gli Usa di Obama e la nuova leadership cinese
E già tempo di lavoro per Barack Obama. Subito dopo la sua rielezione, il presidente
Usa è immediatamente tornato alla Casa Bianca, dove ad attenderlo ci sono numerosi
nodi da sciogliere, soprattutto la crisi economica che attanaglia gli Stati Uniti.
Quali saranno, in tal senso, le prime emergenze che dovrà affrontare? Salvatore
Sabatino lo ha chiesto ad Angelo Baglioni, docente di economia internazionale
presso l’Università Cattolica di Milano:
R. - Il problema
di fondo, che dovrà affrontare Obama, da subito, e che lo accompagnerà per tutto il
quadriennio, sarà quello della finanza pubblica. Si parla spesso dei Paesi europei
sotto questo profilo, ma è chiaro che anche gli Stati Uniti non sono messi affatto
bene: hanno un debito sul Pil che raggiunge ormai il 100 per cento; hanno un deficit
sul Pil attorno al 10 per cento. Quindi la prima cosa da fare è mettere ordine nella
finanza pubblica.
D. - Sono in molti ad immaginare una "cura di austerità"
che provocherà negli Stati Uniti, nel breve termine, una nuova recessione e una svalutazione
del dollaro. Un piano che è stato, forse, tralasciato proprio per dare spazio - forse
troppo - alla campagna elettorale, non crede?
R. - Su questo fronte c’è il
problema del "Fiscal Cliff, quell’accordo che deve essere raggiunto al Congresso per
consentire l’emissione di ulteriore debito pubblico. Questo accordo deve essere raggiunto
entro la fine dell'anno, altrimenti partono i tagli automatici alla spesa e gli aumenti
automatici delle tasse. Questo avrebbe un effetto recessivo immediato. Al di là del
problema del "Fiscal Cliff", è chiaro che occorre comunque attuare delle misure di
contenimento della spesa che siano mirate: riformando, ad esempio, il sistema di assistenza
sanitaria agli anziani; riformando il sistema pensionistico; aumentando le imposte
sui ceti più ricchi; intervenendo, quindi, con alcune misure ad hoc ed evitando
così misure su larga scala, che avrebbero effettivamente effetti recessivi.
D.
- Durante la prima amministrazione Obama, gli Stati Uniti hanno volto lo sguardo più
verso Oriente che non verso l’Europa. Ora che la Cina, con il suo 18.mo Congresso
del Partito Popolare, sta configurando la nuova leadership per i prossimi dieci anni,
come possiamo immaginare i rapporti tra le due maggiori economie mondiali?
R.
- I rapporti sono stati molto tesi per parecchio tempo. Recentemente mi sembra che
siano un po’ meno tesi, anche per una maggiore disponibilità del governo cinese a
lasciar rivalutare il cambio della moneta: lasciare cioè che il cambio della moneta
sia determinato più da forze di mercato. Questa è stata sempre la materia del contendere
fra Stati Uniti e Cina.
D. - Anche perché bisogna ricordare e sottolineare
che ci sono rapporti molto stretti tra Washington e Pechino: non a caso la Cina ha
acquistato una quota molto importante del debito americano…
R. - Sì, naturalmente
la Cina è molto esposta nei confronti degli Stati Uniti e quindi ha tutto l’interesse
che l’economia statunitense riprenda e questo anche grazie ad una stabilizzazione
dei rapporti di cambio. Una crisi fiscale degli Stati Uniti, dovuta anche alla poca
crescita, ovviamente si ripercuoterebbe sui creditori degli Stati Uniti e quindi,
in primo luogo, sulla Cina.
D. - L’Europa, invece, continuerà per Washington
ad essere un attore di secondo piano dal punto di vista economico?
R. - L’Europa
è comunque, nel suo complesso, un continente di grande importanza: il problema per
l’Europa - come noto - è quello di superare le divisioni interne e quindi di avviare
un processo di integrazione - e questo almeno tra i Paesi dell’area Euro - più forte
di quello che è avvenuto finora, accompagnando l’integrazione fiscale a quella monetaria.
In questo modo si potrà avviare un cammino in cui si scongiuri definitivamente lo
scenario del break-up, dello spaccamento dell’unione monetaria. Questo è il problema
fondamentale e su questo gli americani hanno sempre insistito - anche questo governo
- con l’Europa, perché faccia di tutto per scongiurare questo scenario.