2012-11-08 14:27:52

Mons. Crociata: il sacerdote non si riduca a mestierante o mago


Oggi sono due i “pericoli” che “minacciano la specificità” del servizio del prete: “quello di ridursi a mestierante o, all’opposto, a mago”. A denunciarlo è mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, in una meditazione tenuta ieri nella cattedrale di Udine, durante il ritiro dei presbiteri e dei diaconi delle diocesi del Friuli-Venezia Giulia in occasione dell’Anno della fede. Soffermandosi sulla necessità, per il sacerdote, dell’“incontro tra fede personale ed esercizio del ministero”, mons. Crociata – riferisce l’Agenzia Sir - ha esortato a “sfatare un grave equivoco”: la “dissociazione tra l’una e l’altro, per effetto o di una spiritualità individualistica e tendenzialmente privata o di una visione funzionalistica del ministero, così che quest’ultimo diventa una sorta di attività professionale prestata a utenti che chiedono servizi religiosi”. In realtà, ha spiegato il presule, “i due motivi della dissociazione possono anche trovarsi a convivere nella stessa persona, delineando un profilo alienante”. Risiede in questa “dissociazione”, secondo mons. Crociata, il rischio del “burn out”, cioè dell’”esaurimento delle energie fisiche e delle risorse psichiche” del prete”. “È vero che oggi - ha ammesso il vescovo - ai preti viene chiesto troppo in termini di responsabilità e di impegni, a motivo della riduzione del clero e della sempre più complessa forma organizzativa dell’attività pastorale”, ma “a svuotare, prima che le molte cose da fare, è la perdita del senso di ciò che si fa”. Per il prete, in altre parole, “il pericolo non è la mancanza di fede, ma la dissociazione tra la cura della propria e di quella degli altri”. Di qui la necessità, per il sacerdote, di recuperare il senso del “mistico”, cioè ”il senso di Dio”, la consapevolezza che un ministro “ha a che fare con Dio quando celebra, quando lo annuncia e insegna, ma anche quando tratta le persone” che, “non meno dei sacramenti e della Scrittura, sono terreno sacro, terra di Dio da accostare con incondizionato rispetto e attenzione”. “Prenderci cura della nostra fede è dimensione essenziale del nostro ministero”, ha ricordato mons. Crociata, secondo il quale in un’epoca in cui la fede “è sempre più frutto di libera scelta e sempre meno condivisione di una cultura religiosa dell’ambiente di provenienza o di appartenenza”, nei ministri ordinati deve “risultare evidente” che la fede è “il frutto di una fede abbracciata per scelta profondamente motivata e convinta, una scelta compiuta una volta per tutte ma tenuta viva da una dedizione costante”.

Ultimo aggiornamento: 9 novembre







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