Mali. In corso i negoziati con i ribelli del Nord perché rinuncino alla lotta armata
“Gli incontri che si susseguono a Ouagadougou e Bamako sono finalizzati a convincere
una parte dei gruppi che controllano il nord del Mali a rinunciare alla lotta armata”
dice all’Agenzia Fides don Edmond Dembele, segretario della Conferenza Episcopale
del Mali. “Si tratta in particolare dell’Mnla (Movimento Nazionale per l’Indipendenza
dell’Azawad) e di Ansar al Dine. Nella capitale del Burkina Faso, a Ouagadougou, nei
giorni scorsi si sono tenuti degli incontri con i rappresentanti dei due gruppi, per
convincerli a rinunciare alla lotta armata e ad ogni forma di terrorismo. Ansar al
Dine sembra aver rinunciato alla violenza e i negoziati continuano per arrivare ad
un accordo definitivo” dice don Dembele. “Qui a Bamako si sono tenuti invece degli
incontri di esperti militari del Mali, della Cedeao, dell’Unione Africana e di alcuni
Paesi europei per preparare l’offensiva contro l’AQMI (Al Qaida nel Maghreb Islamico)
e gli altri movimenti che non intendono deporre le armi. I piani militari sono stati
approvati dal Capo di Stato Maggiore della forza della Cedeao”. “Da una parte quindi
si fanno progressi nei negoziati con i gruppi armati del nord disponibili al dialogo,
dall’altra si stanno attivamente preparando le operazioni militari per riconquistare
il nord” sottolinea il sacerdote. Secondo le indiscrezioni che circolano, riprese
dalla stampa, l’offensiva militare dovrebbe scattare a gennaio. “Purtroppo più il
tempo passa più gli sfollati del nord vengono dimenticati” afferma don Dembele nel
descrivere la situazione umanitaria. “Quelli che erano stati accolti nelle scuole
qui al sud, hanno dovuto trovare nuovi alloggi, perché è ripreso l’anno scolastico.
La stagione delle piogge che è finita ad ottobre ha provocato l’aumento della diffusione
di malattie infettive, come il colera e la malaria. Rimane infine il problema di nutrire
questa massa di persone. La probabile offensiva militare nel nord porterà ad una nuova
ondata di sfollati e rifugiati” aggiunge don Dembele. La situazione nelle aree controllate
dai ribelli rimane precaria, e minaccia non solo la vita dei civili ma anche l’identità
culturale del Mali a causa delle distruzione di importanti monumenti storici che appartengono
alla nazione. “La distruzione del monumento dell’indipendenza a Tomboctou ha suscitato
un’ondata di indignazione in tutto il Mali. Chi ha commesso questo atto dimostra la
volontà di distruggere tutto, non solo i valori dello Stato ma anche i valori culturali
della nazione” conclude don Dembele.