Corea del Sud. Dal 1998, la "Casa di Anna" accoglie circa 500 senza fissa dimora al
giorno
A Song-nam, fuori Seoul, in Corea del Sud, dal 1998 la Casa di Anna accoglie
circa 500 senza fissa dimora al giorno. A fondarla, padre Vincenzo Bordo, missionario
degli Oblati di Maria Immacolata, originario di Piansano, un piccolo comune del viterbese.
Al suo fianco lavorano circa 600 volontari senza distinzione di credo religioso. La
struttura si chiama così per ricordare la mamma, Anna, di un ristoratore locale che
lo aiutò ad avviare l’impresa. Il nostro inviato nel Paese asiatico, Davide Dionisi,
ha intervistato padre Bordo:
R. – E’
innanzitutto un centro Caritas. Al primo piano ci occupiamo dei bisogni primari della
gente: il mangiare, la doccia, il barbiere e la distribuzione dei vestiti. Poi, per
quelli che desiderano fare un passo in più, al secondo piano, abbiamo una clinica.
Lunedì, invece, viene l’avvocato per chi ha problemi legali. Il giovedì offriamo consulenze
per chi cerca lavoro. E poi, con me, il sabato, un’attività di “counseling” per la
fede. Quindi, una serie di programmi. Al terzo piano abbiamo un piccolo dormitorio,
che usiamo per quelli che vogliono lavorare. Abbiamo una piccola fabbrica che fa sacchi
della spesa. A quelli che vogliono lavorare diamo lavoro, un posto per dormire e di
che mangiare.
D. - Quanti sono i poveri che si presentano ogni giorno in questa
struttura?
R. - Ogni giorno vengono mediamente 500 persone per la cena.
D.
- Che cosa rappresenta, non solo per i cattolici, ma anche per gli atei o chi professa
altre fedi, una struttura come questa?
R. – Rappresenta, credo, una risposta
stupenda al problema della nuova evangelizzazione, una risposta stupenda a quello
che cercano i giovani oggi. Questa è una struttura cattolica, c’è scritto fuori. Qui
vengono a fare volontariato pastori protestanti, monaci buddisti, agnostici… L’amore
verso i poveri, come ci ha insegnato il Vangelo, quando è incarnato, comunica la presenza
del Signore, la presenza di Gesù e dice tanto a tanta gente.
D. - C'è una storia
particolare da raccontare?
R. - Ricordo una volta, ero agli inizi, e mi avevano
detto: “Guarda, in quella parte della città c’è un anziano che vive da solo”. Mi hanno
dato l’indirizzo e sono andato a visitarlo. Viveva in un seminterrato, buio, umido.
Era un vecchietto paralizzato, non aveva nessuno, mangiava quando i vicini si ricordavano
di portargli qualcosa, altrimenti non mangiava. Pur essendo abituato a queste realtà,
aveva scosso anche me. Sono stato lì, gli ho parlato, e alla fine l’ho abbracciato
e in quel momento ho sentito che Gesù vivo e risorto mi diceva: “Sono io”. La presenza
di Gesù nei poveri. Sono questi i segni che ti fanno ricominciare il giorno dopo,
lottare nei momenti di difficoltà e impegnarti di più, perché Gesù ama, Gesù è morto
per salvare questa gente. Dio ama queste persone, sono i suoi figli, e non le possiamo
abbandonare. Quindi, vedi in queste persone la presenza del Signore. Questa è la spiritualità
della Casa di Anna, che insegna a tutti i nostri volontari, cattolici e non cattolici,
che Cristo è risorto ed è presente in mezzo a noi. La sua presenza gloriosa noi la
incontriamo nella Chiesa, nella Parola di Dio, nei Sacramenti. Questa è la presenza
gloriosa di Cristo risorto in mezzo a noi. Ma Cristo risorto porta ancora delle piaghe
nelle sue mani, nel suo costato, sui suoi piedi. Dove sono le piaghe di Cristo risorto
in mezzo a noi? Dove c’è una persona che soffre, che piange, che è abbandonata, che
è messa da parte: è una piaga di Cristo risorto. E quindi l’educazione che facciamo
qua, in questo centro, è dire che noi non siamo qui a curare dei poveri disgraziati,
perché noi siamo bravi: noi siamo qui perché siamo chiamati a curare le piaghe di
Cristo risorto. Questa è un po’ la spiritualità che muove il centro e i volontari
che vi lavorano.