Udienza generale. Il Papa: nella ricerca di Dio siamo compagni di viaggio anche di
chi non crede
L’uomo è in cerca di Dio anche se non lo sa. È il pensiero di fondo che ha guidato
la catechesi tenuta ieri mattina da Benedetto XVI, nel corso dell’udienza generale
presieduta in Piazza San Pietro. In questa ricerca di Dio, ha affermato il Papa, sarebbe
utile promuovere “una pedagogia del desiderio”, sentendosi “compagni di viaggio anche
di coloro che non credono”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Affermarlo oggi
davanti all’uomo occidentale secolarizzato suona come una “provocazione”. Benedetto
XVI lo sa e tuttavia ribadisce: che ne sia consapevole o meno, “l’uomo porta in sé
un misterioso desiderio di Dio”:
“Molti nostri contemporanei potrebbero
infatti obiettare di non avvertire per nulla un tale desiderio di Dio. Per larghi
settori della società Egli non è più l’atteso, il desiderato, quanto piuttosto una
realtà che lascia indifferenti, davanti alla quale non si deve nemmeno fare lo sforzo
di pronunciarsi. In realtà, quello che abbiamo definito come ‘desiderio di Dio’ non
è del tutto scomparso e si affaccia ancora oggi, in molti modi, al cuore dell’uomo”.
Per
spiegare questo “dinamismo”, il Papa parte dall’esempio più immediato: cosa succede
quando ci si innamora. La prima percezione, dice, è quella di un’“estasi”, cioè di
una spinta a uscire da sé stessi. E se l’amore è vero e non un’“illusione”, questa
spinta porta a desiderare il “bene dell’altro”, a servirlo. Tuttavia, ha notato, anche
questa spinta ha dei limiti:
“Nemmeno la persona amata, infatti, è in grado
di saziare il desiderio che alberga nel cuore umano, anzi, tanto più autentico è l’amore
per l’altro, tanto maggiormente esso lascia dischiudere l’interrogativo (…) sulla
possibilità che esso ha di durare per sempre. Dunque, l’esperienza umana dell’amore
ha in sé un dinamismo che rimanda oltre se stessi, è esperienza di un bene che porta
ad uscire da sé e a trovarsi di fronte al mistero che avvolge l’intera esistenza”.
Essendo
un mistero, ha proseguito Benedetto XVI, ciò vuol dire in definitiva che l’uomo “conosce
bene” soprattutto ciò che “non lo sazia” e “non può immaginare o definire” ciò che
invece “gli farebbe sperimentare quella felicità di cui porta nel cuore la nostalgia”.
E qui, da maestro, il Papa lancia un’indicazione: anche “nella nostra epoca, apparentemente
tanto refrattaria alla dimensione trascendente”, si potrebbe “aprire – suggerisce
– un cammino verso l’autentico senso religioso della vita, che mostra come il dono
della fede non sia assurdo, non sia irrazionale”:
“Sarebbe di grande utilità,
a tal fine, promuovere una sorta di pedagogia del desiderio, sia per il cammino di
chi ancora non crede, sia per chi ha già ricevuto il dono della fede. Una pedagogia
che comprende almeno due aspetti. In primo luogo, imparare o re-imparare il gusto
delle gioie autentiche della vita”.
Quelle, sostiene Benedetto XVI, che
si possono “assaporare” in famiglia, in un’amicizia, nell’essere solidali con chi
soffre e alle quali si dovrebbe educare “sin dalla tenera età”:
“Tutto ciò
significa esercitare il gusto interiore e produrre anticorpi efficaci contro la banalizzazione
e l’appiattimento oggi diffusi. Anche gli adulti hanno bisogno di riscoprire queste
gioie, di desiderare realtà autentiche, purificandosi dalla mediocrità nella quale
possono trovarsi invischiati. Diventerà allora più facile lasciar cadere o respingere
tutto ciò che, pur apparentemente attrattivo, si rivela invece insipido, fonte di
assuefazione e non di libertà. E ciò farà emergere quel desiderio di Dio di cui stiamo
parlando”.
Il rovescio della medaglia è rappresentato dal fatto – ha osservato
il Pontefice - che si può essere sviati dal vero bene e finire per desiderare “paradisi
artificiali”. Ebbene, ha affermato, non dobbiamo “mai dimenticare che il dinamismo
del desiderio è sempre aperto alla redenzione”. Non si tratta, ha concluso, “di soffocare
il desiderio che è nel cuore dell’uomo, ma di liberarlo”, consapevoli di essere tutti
“pellegrini verso quel bene pieno, eterno, che nulla ci potrà più strappare":
“In
questo pellegrinaggio, sentiamoci fratelli di tutti gli uomini, compagni di viaggio
anche di coloro che non credono, di chi è in ricerca, di chi si lascia interrogare
con sincerità dal dinamismo del proprio desiderio di verità e di bene. Preghiamo,
in questo Anno della fede, perché Dio mostri il suo volto a tutti
coloro che lo cercano con cuore sincero”.
Al momento delle catechesi nelle
altre lingue, Benedetto XVI ha rivolto un particolare saluto ai fedeli croati, ricordando
la sua visita a Zagabria dello scorso anno e sottolineando nuovamente l’importanza
della famiglia come “risorsa decisiva per l’educazione alla fede”. Inoltre, il Papa
ha salutato anche il gruppo di circa cinquemila pellegrini polacchi, appartenenti
alla famiglia degli ascoltatori di Radio Maria, presenti in Piazza S. Pietro con i
loro vescovi, che prima dell’udienza generale hanno partecipato a una celebrazione
eucaristica, presieduta dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone.