Mali: aumentano gli sfollati ed i timori per il futuro
In due mesi è aumentato di 85.000 il numero di persone sfollate all’interno del territorio
del Mali: una condizione che in tutto riguarda 203.845 cittadini del paese del Sahel.
L’ultimo dato - riportato dall'agenzia Misna - è stato diffuso dall’Alto Commissariato
Onu per i Rifugiati (Unhcr). Il precedente bilancio del mese di settembre, ha ricordato
il portavoce Adrian Edwards, confermava la presenza di 118.795 sfollati interni. La
sola capitale, Bamako ha accolto almeno 46.000 persone invece di 12.000 lo scorso
luglio. Operatori umanitari e fonti di stampa maliane ricollegano l’impennata di sfollati
all’insicurezza diffusa e alle gravi violazioni dei diritti umani commessi dai gruppi
armati che da sette mesi hanno preso il controllo delle regioni settentrionali di
Gao, Kidal e Timbuctù, ma anche alla “paura per un intervento militare imminente”,
allo “scarseggiare dei beni di prima necessità” e all’ “accesso limitato ai servizi
essenziali”. L’aggiornamento dei dati, ha sottolineato Edwards, è stato reso possibile
dai censimenti realizzati a Bamako dall’Organizzazione internazionale per la migrazione
(Oim) e dal gruppo di lavoro istituito con altri organismi Onu – la Commissione sui
movimenti delle popolazioni in Mali – che è riuscito ad andare sul fronte di crisi.
Agli sfollati interni si aggiungono altri 200.000 maliani che hanno varcato i confini
entrando nei confinanti Niger, Burkina Faso e Mauritania, ma anche in Guinea e Costa
d’Avorio. L’Unhcr ha sottolineato che il flusso continua ma che l’accesso ai campi
sta diventando più difficile, soprattutto in Niger “dove il livello della sicurezza
è davvero preoccupante” ha precisato il portavoce dell’organismo Onu, evocando i “rischi
aumentati di rapimento degli operatori umanitari che devono circolare scortati da
agenti armati”. Nei giorni scorsi sono stati liberati cinque operatori umanitari nigerini
– un collega ciadiano è rimasto ucciso – rapiti lo scorso 14 ottobre, a Dakoro, località
della regione sud-orientale nigerina di Maradi, o dagli islamici del Movimento per
l’unità e il jihad nell’Africa occidentale (Mujao), un gruppo che controlla il Nord
del Mali con Ansar Al Din e Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi). L’agenzia Onu ha
espresso una particolare preoccupazione per la sorte dei bambini e degli adolescenti
rifugiati che da mesi non hanno accesso all’istruzione; nei campi del Niger devono
ancora essere allestite le aule scolastiche. Dei 150 milioni di dollari richiesti
per prestare assistenza a sfollati e rifugiati l’Unhcr ne ha effettivamente ricevuti
il 41,7%. Gli ultimi dati sulle conseguenze umanitarie della crisi nel Nord del Mali
sono stati diffusi mentre a Bamako i capi di stato-maggiore dei Paesi membri della
Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale (Cedeao) stanno valutando la
strategia militare da attuare al Nord, che prevede il dispiegamento di 4000 uomini
degli eserciti della regione. Nei giorni scorsi esperti della Cedeao, dell’Onu e dell’Unione
Africana hanno messo a punto uno schema di intervento di una missione africana – sostenuta
dai militari europei e statunitensi – da presentare al Consiglio di sicurezza dell’Onu
che il 12 ottobre ha dato una scadenza di 45 giorni ai Paesi dell’Africa occidentale.
(R.P.)