2012-11-07 20:05:53

Grecia: proteste e scontri davanti al Parlamento che vota i tagli imposti dalla Troika


Migliaia di manifestanti stanno protestando nella centralissima piazza ateniese di Syntagma, davanti al Parlamento, in segno di protesta contro la quasi certa approvazione del pacchetto di misure di austerita' da 13,5 miliardi di euro che i deputati stanno votando. Si registrano scontri e lanci bombe molotov mentre un centinaio di agenti in tenuta anti-sommossa protegge l’edificio governativo. Il Paese è al secondo giorno di sciopero e attende probabilmente già dall’Eurogruppo di lunedì una decisione sul suo futuro economico. Le misure di austerità sono state richieste dalla Troika - Fmi, Ue e Bce - in cambio della nuova tranche di aiuti da 31,5 miliardi di Euro da versare a breve nelle casse di Atene. Ma ce la farà il governo guidato da Samaras a reggere l’onda d’urto dei tagli? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al collega greco, Dimitri Deliolanes:RealAudioMP3

R. – Probabilmente il Governo ce la farà domani a superare la votazione in Parlamento, però con una differenza di pochissimi voti. Questo è indicativo del grande, gravissimo logoramento, che sta subendo la coalizione governativa.

D. – Una coalizione, ricordiamo, nata per fronteggiare la crisi e che, quindi, ha una grossa responsabilità nei confronti del Paese, in questo momento...

R. – Sì, ha una grossa responsabilità verso il Paese, soprattutto perché non c’è un’alternativa. La sinistra, che è in crescita impetuosa nei sondaggi, di fatto, non ha presentato una politica alternativa a quella della Troika. Ed anche il governo si trova in contraddizione con le sue promesse pre-elettorali, che prevedevano una dura contrattazione con la Troika, ma vediamo che, di fatto, oggi si trova ad adottare questi ulteriori tagli, che sono molto, molto dolorosi per la popolazione greca.

D. – Il fronte più critico di questa coalizione di governo è sicuramente Sinistra Democratica, che è il terzo partito della coalizione. Da Sinistra Democratica dipende il futuro di questo Esecutivo...

R. – La verità è che Sinistra Democratica non vuole rovesciare il Governo, perché sa che non c’è un’alternativa valida. Però, bisogna anche dire che si tratta del partito più esposto nei confronti di questa crisi della maggioranza, perché essendo un partito di sinistra ovviamente puntava di più ad un radicale cambiamento della politica della Troika verso la Grecia. Non è riuscito nel suo intento e, dunque, soffre al suo interno una crisi esplosiva. Anche il Partito Socialista Pasok si trova ugualmente in crisi; però, tutti e due questi partiti minori si dichiarano determinati a non provocare una crisi di Governo.

D. – Non a caso, la battaglia più cruenta che ha combattuto Sinistra Democratica è stata quella sulla riforma del mercato del lavoro, che è una delle condizioni richieste dalla Troika. Riuscirà a trovare un compromesso?

R. – No, non c’è stato nessuno spazio per un compromesso, perché la Troika è stata assolutamente inflessibile su questo argomento, per cui le misure saranno approvate probabilmente domani nella stesura e nella forma in cui la Troika le ha volute, con il voto contrario di Sinistra Democratica, con il Partito Socialista che è spaccato, e con una differenza, ripeto, di pochissimi voti.

D. – E intanto la Grecia oggi e domani è completamente paralizzata da uno sciopero generale, il quarto - lo ricordiamo – dall’inizio dell’anno, indetto dai due maggiori sindacati del Paese. E’ un segno questo di forte dissenso, ma anche una denuncia per ciò che la gente sta vivendo sulle proprie spalle ovviamente...

R. – Dico solo questo: le nuove misure prevedono tagli a pensioni di 300 euro. Una cosa che l’opinione pubblica trova assolutamente raccapricciante. Quindi, possiamo immaginare i sentimenti dei greci in questo momento.

D. – A proposito di sentimenti, c’è più rabbia o più rassegnazione?

R. – Io francamente credo che ci sia rabbia e rassegnazione, ma quello che temo maggiormente è che alla fine ci sarà un’esplosione di questa rabbia; sarà cieca, disperata e si rivolgerà contro il mondo politico nel suo complesso: sarà una situazione davvero catastrofica per le istituzioni greche.

D. – Nel frattempo, in Europa, si torna a parlare della possibile uscita della Grecia dall’area euro. Gli analisti parlano di una provocazione per responsabilizzare il Paese. Qual è il sentimento comune della gente, rispetto ad un possibile ritorno alla Dracma. Si è compresa la gravità della situazione?

R. – Sì, la gente ha capito perfettamente che l’uscita della Grecia, per quanto sia piccola e marginale, rispetto al valore complessivo dell’Euro, rischierebbe di avere conseguenze a catena disastrose, non solo nell’area dell’Euro, ma in tutta l’Unione Europea. Quindi, francamente, in Grecia, non prendono minimamente in considerazione questa ipotesi. Il problema vero non è buttare fuori la Grecia dall’Euro, ma riformare la politica economica della zona dell’Euro e di tutta l‘Europa.

Ultimo aggiornamento: 7 novembre







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