2012-11-07 14:05:04

Etiopia: per l'Ogaden la pace è più lontana


Ancora una volta, le speranze di una soluzione al conflitto nell’Ogaden alimentate dall’annuncio di un nuovo negoziato di pace si sono sciolte come neve al sole. Il fallimento degli incontri, mediati dal Kenya tra rappresentanti del governo e esponenti dell’Onlf (Fronte nazionale per la liberazione dell’Ogaden), ha allontanato le possibilità di una pacificazione della Regione cinque, a maggioranza somala, nel sud-est del paese. “La decisione di avviare nuovi colloqui era stata avanzata dall’ex-primo ministro Meles Zenawi. Era lui che aveva chiesto al Kenya di mediare, nella speranza che un terzo elemento potesse scongiurare il rischio dell’impasse in cui si sono sempre arenati i precedenti tentativi di dialogo – racconta all'agenzia Misna Ahmed Gurhan, esponente dell’ufficio politico dell’Onlf – Noi, dal canto nostro, avevamo chiesto che gli incontri si svolgessero in un luogo neutro e che non fossero sottoposti a precondizioni”. Fondato nei primi anni ’80, mentre il Paese era ancora teatro della guerra civile, l’Onlf rivendica a nome del popolo ogadeni, il diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza da Addis Abeba tramite referendum. In base al calendario stabilito negli incontri preliminari, quest’ultima tornata di colloqui avrebbe dovuto cominciare il 30 agosto ma il 20, appena dieci giorni prima, il governo di Addis Abeba ha confermato la notizia – circolata come un’indiscrezione già nei giorni precedenti – della morte di Zenawi. “Il mediatore keniano ci ha chiesto di rinviare l’appuntamento – ricorda Gurhan – per dare svolgimento alle esequie a livello nazionale. Ma all’incontro successivo, il 6 e 7 settembre, la delegazione governativa ci ha chiesto di riconoscere la Costituzione etiopica del 1994 come condizione preliminare al dialogo. I presupposti erano radicalmente mutati rispetto agli impegni presi”. Una versione, quella riferita da Gurhan, parzialmente smentita da Tesfu Fissaha, consigliere politico dell’Ambasciata etiopica in Italia per cui “il riconoscimento della Costituzione non costituisce di per sé una precondizione ma un elemento che da sempre contraddistingue l’approccio del governo sulla questione”. Di sicuro, mentre l’iniziativa per il negoziato sembra ferma ad un binario morto, restano gli allarmi sollevati dalle agenzie umanitarie che dal 2007 non hanno più accesso all’Ogaden, in conseguenza del blocco imposto dalle autorità etiopi. A intervalli costanti, elementi della società civile denunciano abusi e torture dei gruppi paramilitari nei villaggi della regione, ai danni di circa 7 milioni di abitanti, vittime di un conflitto ‘fantasma’ nel cuore del Corno d’Africa. (R.P.)







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