2012-11-06 16:26:38

Piano del governo per distribuire alimenti agli indigenti: oltre 3,6 milioni in Italia


Un esempio di sussidiarietà reale ed efficace che aiuta milioni di persone e deve continuare a farlo”. Con queste parole, il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, ha commentato i dati emersi dal Piano di distribuzione degli alimenti agli indigenti italiani nel 2012, presentato ieri, e attuato grazie a fondi europei e ad una rete di 253 enti caritativi, tra i quali il Banco alimentare, la Croce Rossa e la Caritas, in collaborazione con il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. Il servizio di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

E’ dal 1987 che la Commissione europea finanzia la distribuzione di prodotti alimentari destinati alla popolazione indigente italiana. Un cammino virtuoso e sempre più aderente alle esigenze reali: per il biennio 2012-2013, il piano ha previsto circa 100 milioni di euro corrispondenti a 125 milioni prestazioni alimentari - ossia pacchi cibo o pasti in mensa - che hanno aiutato quasi 3 milioni e 700 mila indigenti. Una cifra notevole e anche in crescita, fino a determinare un vero e proprio dramma sociale, se si pensa alle fasce più colpite. Lo spiega Pier Paolo Fraddosio, dell’Agenzia distributrice Agea:

“Ogni anno abbiamo circa 16 procedure di gare, che consentono l’acquisizione di molti alimentari, per far fronte alla nuova povertà rappresentata in modo crescente - per esempio - dai bambini sotto i cinque anni di età - 379 mila - e circa 500 mila anziani sopra i 65 anni di età. E’ su queste due fasce che noi cerchiamo di sostenere le organizzazioni caritative, affinché intervengano con misure adeguate. Sui bambini piccoli si interviene soprattutto coi pacchi donazione, che sono più fruibili anche dalle famiglie rispetto all’utilizzo tradizionale della mensa per poveri”.

Tra gli indigenti l’ incremento è del 33% rispetto al 2010, distribuiti tra il nord, il sud e il centro Italia, con picchi in particolari regioni . Ancora Pier Paolo Fraddosio:

“Abbiamo circa il 37% degli indigenti che sono nell’Italia meridionale, il 19% cento nell’Italia insulare, il 18% nell’Italia centrale e un importante 27% nell’Italia settentrionale. Le regioni con picchi maggiori sono la Sicilia e la Campania. Abbastanza importanti anche i valori del Lazio e della Lombardia”.

In base alle nuove esigenze reali e ai nuovi destinatari emersi in questi ultimi anni, è migliorata la qualità, ma anche la quantità, del cibo distribuito: aggiunti biscotti per l’infanzia e pastine, ma anche olio, legumi e passate di pomodoro, per un totale di prodotti in più del 30% dal 2010. Un intervento non solo per sfamare - dice la Caritas - ma anche creare una relazione, per dare una prospettiva di futuro alle famiglie che continuano ad essere le più colpite, in Italia. Ma questo non basta. Francesco Marsico della Caritas:

“E’ chiaro le politiche sociali non sono fatte soltanto di distribuzione alimentare. In una situazione di crisi, però, in cui non si vedono soluzioni alternative è evidente l’importanza e la rilevanza di questo tipo di approccio. Noi non è che diciamo che non si possa fare di più, si deve fare di più. I dati Agea ci dicono sostanzialmente che i beneficiari sono una quota della popolazione percentualmente simili al dato di povertà assoluta nel nostro Paese: almeno forme di intervento che - ad esempio - allarghino l’attuale social card, quantomeno a tutte le famiglie, ci metterebbe nella condizione almeno di poter rispondere ai bisogni più estremi nel nostro Paese”.

Ma è a livello europeo che questo tipo di esperienza virtuosa rischia di arenarsi, in quanto considerata una spesa evitabile nel clima di austerity generale. E questo potrebbe accadere già dal 2014, sotto la pressione di alcuni Stati, come ha spiegato il ministro delle Politiche Agricole, Mario Catania:

“La Germania, assieme a un gruppo di altri Paesi, vuole a tutti i costi interrompere l’operatività di questa misure. Lo vogliono fare per motivi di ordine finanziario e, a mio parere, è un errore gravissimo”.

L’intenzione del governo italiano è quella di negoziare a Bruxelles, con l’obiettivo di salvare il programma. In secondo luogo, avere un altro strumento all’interno della politica sociale. In ultima analisi, nel caso in cui vengano a mancare i fondi europei, si mira a far partire uno strumento nazionale, la cui struttura giuridica è già pronta: si tratta di un fondo nazionale per gli aiuti agli indigenti. “In ogni caso, una società inclusiva - dice il ministro Catania - dove ci sia posto per tutti, rimane il nostro sogno”.








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