Nel nord dello Yemen il difficile recupero di donne e bambini scampati alle violenze
Crisi economica, scontri tra fazioni e spinte separatiste al sud e al nord continuano
a determinare nello Yemen una situazione di instabilità. Dopo un anno di proteste
e di scontri, da mesi si contano in tutto il Paese sfollati e rifugiati. In particolare
nel nord, dove si ritiene ci sia una roccaforte degli estremisti di Al Qaeda, l’organizzazione
umanitaria Intersos cerca di assicurare riparo e sostegno psicosociale a donne e bambini
scappati dalle violenze. Barbara Schiavulli èandata a vedere da vicino
il lavoro di Intersos:
Ylala ha solo
sette anni: se non va a mendicare, il padre lo picchia. Abduli, invece, ne ha 16 e
viene dall’Etiopia: sua madre ha venduto tutto quello che aveva per farlo partire,
ma il suo viaggio dell’orrore è finito sul confine yemenita, dopo essere stato rapito
e picchiato. La madre lontana ha venduto anche i mobili per pagare il suo riscatto
e liberarlo. Bambini sfruttati, anime spezzate, senza speranza, accolti in un centro
di Arad, a pochi chilometri dal confine saudita. E’ solo uno dei progetti di accoglienza
e protezione dell’Ong italiana Intersos in Yemen. Ci sono più di 60 minorenni, la
maggior parte etiopi: addosso i segni della povertà e della violenza subita. Hanno
perso l’infanzia, l’adolescenza, affidandosi a trafficanti senza scrupoli, affrontando
il mare, guardando negli occhi la morte in nome di un lavoro e della responsabilità
di dover mantenere la famiglia rimasta a casa. “Niente può essere peggio di quello
che mi hanno fatto - ci confida una donna torturata e violentata - ma sono ancora
viva!”.