India: 100 mila sfollati e 50 morti per le alluvioni in Andhra Pradesh
Più di 100mila persone sfollate e almeno 50 morti accertati: è il bilancio provvisorio
dei danni provocati dal ciclone Nilam, che da oltre una settimana imperversa in Andhra
Pradesh, Stato dell'India meridionale. Fratel Enrico Meregalli, missionario laico
del Pime (Pontificio istituto missioni estere) che lavora al St. Xavier's Industrial
Training Centre di Eluru, conferma all'agenzia AsiaNews la gravità della situazione:
"Le aree più colpite sono i distretti di Krishna e West Godavari, dove si trova Eluru.
Nella zona, 150 villaggi sono ancora irraggiungibili. Le alluvioni hanno distrutto
circa 10mila case e rovinato almeno 200mila ettari di terreno. Il raccolto di riso
è perso. In tutto l'Andhra Pradesh ci sono stati 50 morti, di cui 22 solo a Elr, vicino
a Eluru". Per il momento, raggiungere gli alluvionati e prestare soccorso è molto
difficile. "Fino a tre giorni fa - spiega il missionario - i binari erano sommersi
da 35 cm di acqua, solo da poco alcuni treni hanno ripreso a funzionare. Le strade
che collegano Eluru alle città più vicine sono bloccate e neanche gli autobus possono
passare. Il prefetto locale ha ordinato la chiusura delle scuole". La scuola tecnica
in cui fratel Meregalli lavora da 38 anni non ha subito gravi danni. "I problemi più
gravi - racconta - ci sono stati con il ciclone che ha colpito Eluru il mese scorso".
Tra la fine di settembre e i primi di ottobre infatti, un'altra alluvione ha allagato
il cortile dell'istituto e alcuni locali. "L'acqua - sottolinea - era alta 40 cm,
e per una settimana abbiamo dovuto chiudere la falegnameria e l'officina. Con l'aiuto
dei miei ragazzi, 160 in tutto, abbiamo aperto un varco nel muro a sud della scuola,
per far defluire l'acqua ed evitare che salisse ulteriormente. La pioggia è scesa
senza sosta fino al 7 ottobre. Grazie alla bontà e alla misericordia di Dio, abbiamo
avuto 20 giorni di sole, che ha permesso all'acqua di asciugarsi". Questa volta, per
evitare danni simili, la scuola si è attrezzata scaricando 12 camion di ghiaia fuori
dai cancelli. Pur riconoscendo le difficoltà causate dalla pioggia che ancora continua
a scendere, fratel Meregalli nota la lentezza delle autorità nell'organizzare gli
aiuti: "Il pronto soccorso locale è arrivato per evacuare 1.500 famiglie, che facevano
parte di una colonia molto povera vicino alla nostra scuola. L'intervento statale
però è ancora molto lento, la croce rossa non si è ancora attivata. Alcuni accusano
addirittura i meteorologi di non aver spiegato bene l'entità del ciclone in arrivo".
Al di là di questo, aggiunge il missionario, "il problema dipende anche dai condotti
idrici, che non vengono mai puliti: le alghe si accumulano e ostruiscono il flusso
dell'acqua. Ed è così tutti gli anni". Nell'attesa di poter organizzare una rete di
soccorso vera e propria, fratel Meregalli vorrebbe dare almeno una coperta a ciascuna
di queste famiglie. "Il problema - spiega - sono i soldi: una coperta costa almeno
30 euro. Non chiediamo nulla, solo di ricordarci nella preghiera". Secondo fratel
Francesco Sartori, missionario laico del Pime che lavora insieme a fratel Meregalli,
si tratta della "peggior alluvione degli ultimi 20 anni. I fiumi sono tutti straripati,
parte degli argini sono stati spostati per cercare di frenare l'acqua". (R.P.)