Convegno sulla Sala Stampa vaticana: interviste con padre Lombardi e Navarro Valls
“La nascita e lo sviluppo della Sala Stampa vaticana: dal Concilio ad oggi” è il titolo
del convegno che si è tenuto ieri alla Lumsa, Libera Università Maria SS. Assunta
di Roma. Un incontro per fare il punto sulle nuove sfide dell’istituzione vaticana
ma anche sulle prospettive future. C’era per noi Benedetta Capelli:
Un ufficio incaricato
di diffondere le notizie riguardanti gli atti del Sommo Pontefice e l'attività della
Santa Sede. In una lettera della Segreteria di Stato del 28 maggio 1986, Giovanni
Paolo II approvava questa istituzione che prima di allora dipendeva dalla Pontificia
Commissione per le Comunicazioni Sociali. Precedentemente, nel 1966, la Sala Stampa
era stata istituita come organismo informativo del Concilio Vaticano II, un momento
cruciale non solo per la Chiesa ma anche per i giornalisti che lo dovevano comunicare.
Un rapporto dunque diretto, istituzionale che – ha detto padre Federico Lombardi,
attuale direttore della Sala Stampa – deve collocarsi e ricollocarsi continuamente
in una prospettiva dinamica per tenere conto delle diverse "costellazioni" in cui
svolge il suo lavoro:
“Attualmente la Sala Stampa continua ad essere un’istituzione
vitale per il rapporto fra la Santa Sede e tutto il mondo delle comunicazioni. E’
un po’ una porta aperta, di comunicazione, nei due sensi: le domande che vengono dal
mondo, da una parte, e le risposte che l’istituzione dà. E’ un servizio estremamente
importante, a cui fanno capo corrispondenti, giornalisti di tantissime testate. Ne
abbiamo più di 400, attualmente, accreditati qui a Roma, anche se non tutti sono dei
frequentatori assidui. Altri invece seguono con grande attenzione, con profondità
ed anche con competenza gli argomenti che vengono presentati o che devono venire discussi.
Spesso il confronto con loro è molto utile, anche per me, per noi informatori ecclesiali,
per cogliere le attenzioni, i punti focali delle problematiche che la gente vive”.
Altra
parola chiave, più volte ripetuta da padre Federico Lombardi, è la trasparenza
del comunicare, via obbligata soprattutto di fronte alle ultime situazioni drammatiche
vissute nella Chiesa:
“Io ho vissuto molto, in questi anni, le attese di
crescita della trasparenza ecclesiale, per esempio, nei grandi dibattiti che ci sono
stati sia sugli abusi sessuali nei confronti dei minori da parte di membri del clero
sia sul tema dell’amministrazione economica o delle regole finanziarie a livello internazionale.
Ecco, questi sono grandi temi di lungo percorso e, vivendo un punto cruciale come
la Sala Stampa, ci si rende conto della crescita necessaria nella capacità di spiegazione
e di risposta da parte della Chiesa su temi che, se non vengono affrontati, danno
poi luogo a voci, a immagini negative, nei confronti della Chiesa e così via”.
Più
volte nel corso degli interventi è emersa la stretta sinergia tra la Sala Stampa vaticana
ed i giornalisti. Toccante il ricordo di mons. Pierfranco Pastore, ex vice direttore,
che dal vaticanista della Rai Giuseppe De Carli venne definito "l'amico dei giornalisti",
durante la radiocronaca della sua Messa di ordinazione episcopale. Sono stati tanti
gli aneddoti ricordati nel corso della mattina, alcuni legati a Giovanni Paolo II
e raccontati dall’ex direttore della Sala Stampa Joaquin Navarro Valls:
“Il
Papa aiutava molto, quando c’era qualche dubbio da parte mia su un tema, sulla opportunità
di una materia: parlavo con lui, la soluzione si raggiungeva in pochissimi minuti
e si faceva qualche comunicazione. Devo aggiungere che è stato identico il sistema
con Benedetto XVI nei primi due anni del Pontificato che lo ho accompagnato. Naturalmente
con il cardinale Ratzinger c’erano stati moltissimi contatti, direi quasi un’amicizia,
nel lungo Pontificato di Giovanni Paolo II, ma in quei primi due anni sono cominciati
i viaggi, i primi messaggi, e si è fatto questo stesso lavoro. Anche lui era di una
cordialità straordinaria, è stato un tipo di collaborazione stupenda che la gente
riceveva con grande gioia e con grande interesse”.
Comunicare dunque al
mondo, facendosi interpreti corretti del messaggio che il Papa vuole dare. Una sfida
importante e appassionante che si poggia su due pilastri – ha ribadito Joaquin
Navarro Valls – cosa comunicare e perché comunicarlo:
“Ho pensato sempre
che il giornalismo è trasmettere una verità che il giornalista crede sia vera. Se
il giornalista non crede che sia vera e la trasmette, allora sta facendo propaganda
non giornalismo. Però, la sfida per il giornalista, per quello che trasmette, c’è
sempre, perché la sfida per chi comunica è adattare quello che si vuole dire alla
semantica propria del mezzo con il quale si dice. Non è lo stesso dire ciò che sto
dicendo in televisione, in radio, in un sms… Ogni mezzo comunicativo ha una propria
semantica e la persona che comunica deve conoscere quella semantica per adattare il
suo linguaggio senza tradirlo. Nella comunicazione per me trasparenza è dire: faccio
questo, ho deciso di fare questo e le ragioni per cui farò questo sono queste. Allora
il messaggio è chiaro”.