2012-11-05 14:01:48

Rowan Williams invita la Comunione anglicana a essere una famiglia


È stato l’ultimo discorso pronunciato come leader della Comunione anglicana, che raccoglie 85 milioni di persone di 38 chiese in oltre 165 paesi. E per l’occasione l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams ha invitato i suoi fedeli “ad aspirare ad essere una comunione, una famiglia che vive nel rispetto e nel riconoscimento reciproco”. Il discorso del Primate, fatto ai membri dell’ ”Anglican Consultative Council” riuniti nella chiesa di st.Mary accanto alla cattedrale di Auckland, in Nuova Zelanda - riferisce l'agenzia Sir - ha trattato il tema dell’autorità e dell’unità di questa Comunione, profondamente divisa dall’ordinazione delle donne e dei pastori omosessuali. L’ ”Anglican Consultative Council” è uno dei quattro organi, insieme allo stesso arcivescovo, alla Lambeth conference e al Primates Meeting, che rappresentano “gli strumenti di unità”, ovvero garantiscono la coesione di questa comunione, che rischia di frammentarsi in chiese diverse, alcune più conservatrici come quelle del Terzo Mondo, altre più liberali come in Occidente. Prima di lasciare il posto di Primate, Williams chiede alle Chiese membro di fare un passo indietro rispetto ad “un modello federale” di Comunione e di continuare ad essere una “chiesa” capace di “lavorare in libertà, mutuo rispetto e mutuo riconoscimento senza mettere a rischio la importante autorità locale delle nostre chiese”. Secondo Williams è importante “lavorare trovando convergenza” tre le differenti visioni e sistemi “presenti nelle Chiese membro”. Facendo poi un bilancio dei suoi dieci anni come leader spirituale della Comunione anglicana Williams ha parlato della difficoltà a lavorare nella comunione dal momento che - ha detto - “siamo una famiglia di chiese, ciascuna delle quali ha un suo modo di reagire, correggere e stabilire limiti”. “Quando arriveremo davanti al trono di Dio”, con queste parole Williams ha concluso il suo discorso, “sarà una pessima risposta se quando Dio dirà: ”perché non avete predicato il Vangelo e servito i poveri?” noi diremo: “Abbiamo avuto troppi problemi interni da risolvere, non siamo riusciti a decidere chi aveva l’autorità di pronunciarsi”. Dio si aspetta che siamo discepoli oggi non il giorno dopo domani”. (R.P.)







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