Immigrazione: naufragio a 140 km da Lampedusa, 11 corpi recuperati in mare
Sono saliti a 11 i cadaveri recuperati in mare (8 donne e 3 uomini), in seguito al
naufragio avvenuto nei giorni scorsi a 35 miglia dalla Libia e a 140 da Lampedusa.
La Guardia Costiera e la Marina Militare italiana, intervenute in soccorso, hanno
salvato 70 persone, tra cui una donna incinta, tutte accolte a Lampedusa. E questa
notte, un peschereccio d’altura con 171 migranti a bordo, tra cui 27 donne e 37 bambini,
è stato intercettato in nottata e condotto nel porto di Reggio Calabria. Inoltre,
migranti sbarcati da poco sono stati segnalati nelle ultime ore anche sulla costa
in provincia di Brindisi. Sembra siano siriani e pachistani. L’emergenza migranti
sulle coste italiane dunque non si ferma. Un libro, delle Edizioni Ensemble, raccoglie
15 storie legate alle vicende particolarmente difficili di un anno fa. Si intitola
“Lampedusa – Cronache dall’isola che non c’è” e sarà presentato al Parlamento Europeo
a Bruxelles domani 6 novembre alla presenza degli autori, Tommaso Della Longa,
portavoce della Croce Rossa Italiana, e Laura Bastianetto, giornalista e volontaria
della CRI. Fausta Speranza li ha intervistati:
R. – “Lampedusa
- Cronache dell’isola che non c’è” è un libro che racconta storie vere, legate alla
cosiddetta emergenza dell’anno scorso, dove migliaia di migranti sono arrivati dal
Nord Africa in Europa. Vuole accendere i riflettori su un’isola che, paradossalmente,
per i media non c’è, tranne che durante le emergenze e durante i mesi estivi. Invece,
esiste 365 giorni all’anno con, purtroppo, il dramma dei barconi che arrivano - e
che molte volte non riescono ad arrivare, come è successo poche ore fa - con migranti
che continuano ad arrivare dall’Africa all’Europa.
D. – Qual è la situazione
della legislazione in tema di immigrazione vista dalla Croce Rossa?
R. – L’importanza
di parlare di Lampedusa e di immigrazione in Europa è fondamentale e sostanziale,
proprio perché troppe volte è mancata una voce unica europea sulla questione dei migranti.
La legislazione vede l’Italia come uno dei Paesi più all’avanguardia. Di certo, ci
sono da fare due cose. La prima, unificare, rendere omogenea la legislazione, soprattutto
per i richiedenti asilo nei vari Stati membri dell’Europa. Secondo, per quanto riguarda
il profilo italiano, sicuramente bisogna velocizzare le procedure per la richiesta
d’asilo, che troppe volte durano tanti mesi e fanno vivere queste persone in un sostanziale
limbo.
D. - Laura Bastianetto, giornalista, volontaria della Croce Rossa:
dietro alle cifre degli sbarchi, o comunque dei tentati sbarchi, ci sono delle persone.
Facendo la volontaria si incontrano queste persone e queste storie: è molto diverso
dal leggere una notizia sugli arrivi e sui barconi…
R. – E’ molto diverso e
noi cerchiamo di dar voce a tutte quelle persone che hanno vissuto sulla propria pelle
l’esperienza dello sbarco. C’è chi, purtroppo, non ce l’ha fatta. Non sappiamo la
cifra esatta, però sappiamo che negli ultimi dieci anni sono state almeno migliaia
le persone non sono riuscite ad arrivare a Lampedusa. Sicuramente, si capisce già
molto dagli occhi di quanti arrivano. Sono occhi diversi: ci sono occhi più disperati
e ci sono invece occhi felici, perché finalmente hanno raggiunto un approdo sicuro.
Quando arrivano, non sanno bene che cosa li aspetta, perché comunque c’è chi addirittura
– sbarcato lo scorso anno nei primi mesi tra febbraio e marzo – chiedeva dove si trovasse
la stazione del treno più vicina, perché voleva raggiungere subito la Francia, la
Germania, voleva subito andare via dall’Italia. Invece, Lampedusa era un approdo sicuro,
ma solo un’ennesima stazione del loro già lunghissimo viaggio. Quindi, c’è disperazione
per alcuni versi - perché comunque sono persone che fuggono da carestie e guerre -
e c’è invece quello che noi abbiamo definito il “migrante economico”, cioè il tunisino
che parte per cercare un futuro migliore. C’è la felicità di arrivare a Lampedusa
e di dire: “Ce l’ho fatta, sono arrivato! Adesso proseguo il mio viaggio”.
D.
– Come volontaria della Croce Rossa, si prova la frustrazione di vedere che, dopo
anni, la situazione a volte si ripete e ciclicamente tornano questi drammi umani non
risolti dalla politica?
R. – Sì, un po’ di frustrazione sicuramente c’è. Ti
rendi conto che qualcosa di utile riesci a farlo e che non è mai vano il lavoro che
si fa, ma sai anche che c’è sempre qualcosa ancora da fare. E infatti, non si può
mettere un punto a questo discorso. Noi cerchiamo di presentare questo libro in diverse
sedi: a settembre siamo stati presso le Nazioni Unite e ora, a novembre, al Parlamento
europeo e poi continuiamo in giro per l’Italia, perché ci sono ancora persone che
non conoscono veramente cosa succede in quei momenti, quando arrivano sull’isola questi
barconi carichi di migranti. Quindi, diciamo che è utile ancora parlarne, è utile
sensibilizzare al massimo tutte le persone e raggiungere più persone possibili, perché
anche in questo modo si può cercare di tenere alta l’attenzione nei confronti del
problema delle migrazioni.