2012-11-05 15:45:22

Giornata internazionale ‘Stand up for journalism’, giornalismo come bene comune


Richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sul ruolo della professione giornalistica a garanzia di un bene fondamentale per la democrazia: la libertà di stampa. Questo l’obiettivo della Giornata internazionale ‘Stand up for journalism’, organizzata ieri dalla Federazione europea dei giornalisti e celebrata, in contemporanea, in tutti i Paesi d’Europa. In Italia, in particolare, il dibattito - al quale hanno partecipato i direttori delle principali testate - è stato dedicato al disegno di legge sulla diffamazione. Il servizio di Amedeo Lomonaco: RealAudioMP3

Il tema della Giornata - “Il giornalismo è un bene pubblico: autonomia e pluralismo” - mette in rilievo la funzione dell’attività giornalistica a servizio della società. Il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), Roberto Natale:

“Il giornalismo non riguarda solo noi giornalisti. Il ‘giornalismo bene comune’ significa che la qualità e la correttezza dell’informazione riguarda noi giornalisti, ma riguarda anche - e direi soprattutto - i cittadini che di questa informazione fruiscono”.

Considerare il giornalismo come un bene comune è una missione particolarmente rilevante per i mezzi di informazione cattolici, come sottolinea il direttore di “Avvenire” Marco Tarquinio:

“Noi ci mettiamo un di più nel tenere questa stella polare, però credo che debba essere un atteggiamento che la nostra categoria – la categoria di coloro i quali esercitano il servizio, che è anche un potere, di informare – debba riguadagnare, anche nella considerazione della gente”.

Il giornalismo è oggi, realmente, un bene comune? Il direttore di “RaiNews24”, Corradino Mineo:

“Perché lo sia, bisognerebbe anche fra i giornalisti avere una maggiore dialettica: separare cioè comportamenti che vanno bene - e che, secondo me, sono tutti quelli che ci spingono ad essere dalla parte dei cittadini più deboli ed indifesi - da comportamenti che non vanno bene e che sono quelli che ci spingono – le stesse persone - ad essere parte delle caste, a far tutt’uno con la classe politica, non capendo quando il popolo sovrano ha voglia di cambiarla… Insomma può esserlo e lo è ed è anche il sale della democrazia il giornalismo, ma quando riesce a esserlo”.

In Italia, intanto, riprenderà domani mattina in commissione Giustizia, al Senato, l'esame del ddl sulla diffamazione. Nel testo si elimina la pena detentiva ma si prevedono, in caso di diffamazione a mezzo stampa, sanzioni pecuniarie fino a 50 mila euro. Ancora Roberto Natale:

“La moltiplicazione esponenziale dell’importo delle multe rischia concretamente di produrre un giornalismo asservito, inginocchiato, ancor più ossequioso nei confronti dei poteri politico, economico, finanziario. Con multe così pesanti, finirà che si lasciano da parte tutti i temi scomodi. E’ a rischio la serietà dei contenuti della stampa: si scanseranno tutte le questioni che possono crear problemi e si farà il giornalismo più compiacente, ancor più di quanto lo sia già oggi”.

Il disegno di legge sulla diffamazione presenta diverse criticità anche per Marco Tarquinio:

“Un testo che trovo precipitoso per le modalità con cui è stato confezionato e per il tipo di soluzioni che abbozza. Il grande problema - come cerco di ripetere da qualche tempo - è che bisogna riuscire a dimostrare ai lettori, agli spettatori e agli ascoltatori che i giornalisti quando sbagliano fanno i conti con l’errore commesso. Io non credo che ci siano risarcimenti in termini di manette o di pene pecuniarie, ma che questi debbano essere della stessa moneta con cui si è commesso l’errore: vale a dire con una informazione adeguata e con la stessa rilevanza. Per questo apprezzo molto la proposta della Federazione nazionale della Stampa italiana, di un gran giurì con poteri effettivi di una capacità di incidere altrettanto effettiva”.

Partecipando al dibattito, il direttore del “Giornale” Alessandro Sallusti, condannato a 14 mesi di reclusione per diffamazione a mezzo stampa, ha esortato a tenere separata la sua vicenda dal disegno di legge sulla diffamazione. Ancora Corradino Mineo:
“Per quanto riguarda la questione Sallusti prevedrei - come dice Feltri - un solo cambiamento: quello che non sia previsto il carcere, perché è una misura veramente eccessiva. Per il resto, eviterei che si mettano a traccheggiare su rimborsi milionari, che poi uccidono soprattutto il giornalismo autonomo, indipendente e povero”.

Ultimo aggiornamento: 6 novembre







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