Nei sondaggi, lieve vantaggio di Obama in tre Stati. Cancellata a New York la maratona
dopo l’uragano Sandy
A tre giorni dal voto negli Stati Uniti, i sondaggi indicano sostanzialmente un lieve
vantaggio del presidente uscente sul repubblicano Romney in tre Stati chiave. E Obama
tira un sospiro di sollievo perché il temuto rialzo della disoccupazione non c’è stato.
Intanto New York, segnata dall’uragano Sandy, rinuncia alla maratona. Troppe le polemiche
a Staten Island: la protezione civile, apprezzata nel resto della città, è accusata
di aver dimenticato i 500mila residenti dell’isola dove sono morte 19 delle 41 vittime
registrate a New York. Il servizio di Fausta Speranza In Colorado testa
a testa. In Virginia, Ohio e Florida, leggero vantaggio di Obama: questo dicono i
sondaggi ma a ben guardare il margine di errore è praticamente pari al vantaggio stesso.
Dunque elezione non scontata. Qualcuno li intravede pari al 46%. Ma, dopo il favore
acquisito per effetto della gestione dell’uragano Sandy, nelle ultime ore a incoraggiare
ancora Obama arriva l’indice disoccupazione: la temuta impennata dei senza lavoro
a ottobre non c’è stata. Aumento solo dal 7,8 al 7,9%. Ma Romney continua a sostenere
che con altri quattro anni di Obama alla Casa Bianca si rischia una nuova recessione''.
L'ex governatore del Massachusetts promette 12 milioni di nuovi posti di lavoro in
quattro anni. E in questo scorcio finale di campagna elettorale, lo scontro si fa
frontale in Ohio. Obama accusa Romney di ''spaventare la gente per qualche voto in
più: Romney ha parlato di trasferimento in Cina della produzione della Jeep, marchio
del gruppo Fiat Chrysler, ma è stato smentito con una email ai dipendenti dallo stesso
numero uno di Fiat Chrysler, Sergio Marchionne.
Intanto, sono in molti
a chiedersi chi - tra Romney e Obama - otterrà la maggioranza dell’elettorato cattolico.
Nelle ultime 10 elezioni presidenziali, solo una volta un candidato è riuscito ad
arrivare alla Casa Bianca, senza conquistare la maggioranza del voto cattolico. Quanto
contano dunque oggi i cattolici nelle presidenziali e più generalmente nella politica
americana? Alessandro Gisotti lo ha chiesto al prof. Robert Royal, teologo
e politologo cattolico, presidente del “Faith and Reason” Institute di Washington:
R. – Contano
come sempre! Non è un voto semplice il loro, perché i cattolici americani sono sempre
divisi tra il Partito democratico che, una volta, era il partito degli immigrati e
tra i Repubblicani che rappresentano più o meno i valori cattolici nel senso che sono
contro l’aborto, contro le unioni gay eccetera... E così, il voto è diviso tra i due
partiti. Quando è stato eletto, Obama ha vinto con il 54 per cento dei voti cattolici;
adesso il voto cattolico è diviso esattamente al 50 per cento tra Obama e Romney.
I cattolici – così si dice qui, in America – sono il "centro del centro" del voto
americano.
D. – L’economia è il grande tema di queste elezioni presidenziali.
Però, anche alcuni temi cosiddetti morali hanno avuto, hanno un grande ruolo.
Pensiamo in particolare all’aborto, quindi alla difesa della vita, ma anche alla povertà
e all’immigrazione... Quanto conteranno questi temi il 6 novembre?
R. – Tutti
conteranno; ma c’è differenza tra quelli che pendono più verso il Partito democratico
e quelli che dicono che i repubblicani rappresentino meglio i valori cattolici. C’è
un altro fattore, ed è questo: Obama, nell’Obamacare – la riforma sanitaria
– ha approvato una serie di disposizioni secondo cui le istituzioni cattoliche, le
università, gli ospedali, le scuole, sono tenuti a pagare - attraverso l’assicurazione
sanitaria - la contraccezione, la sterilizzazione e, in certi casi, perfino l’aborto.
Questo ha ingenerato, qui in America, una controversia su Obama, perché se lui resterà
alla Casa Bianca queste disposizioni entreranno in vigore e le istituzioni cattoliche
dovranno affrontare questa sfida ai valori morali. Quando le disposizioni sono state
approvate, il 56 per cento dei cattolici era contrario ad Obama; adesso che le questioni
economiche sono diventate ancora più rilevanti, questo problema, questa controversia
sull’Obamacare è un po’ uscita dall’ambito dell’attenzione dell’opinione pubblica,
e non si sa se potrà essere un fattore di rilievo nell’elezione.
D. – Ci sono
sicuramente molti cattolici preoccupati per le posizioni abortiste del Partito democratico;
dall’altra parte, ci sono anche molti cattolici preoccupati per le posizioni ritenute
poco solidali rispetto ai più deboli e agli immigrati da parte del Partito repubblicano.
E’ così?
R. – Sì, ha ragione. Ma per quanto riguarda la solidarietà, se ne
può discutere; ci si può appellare a necessità di sicurezza sociale … E questa discussione
si verifica in ogni Paese. Ma i nostri vescovi hanno detto molto chiaramente che bisogna
capire che l’aborto è una questione assoluta per quanto riguarda la morale; le questioni
che riguardano la tutela della vita non si possono mettere sullo stesso livello con
le altre questioni.