Il card. Bertone: la persona e il diritto al lavoro siano al centro dell'economia
“Il lavoro oggi resta troppo sullo sfondo della crisi che attraversa l’intero pianeta,
mentre il centro lo occupano finanza e consumo”. A sottolineare l’importanza del lavoro
per la persona e per a società e la necessità dell’etica in economia è il cardinale
segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che sabato pomeriggio ha tenuto una relazione
al Centro incontri della Provincia di Cuneo nell’ambito del convegno: “Etica, economia
e società”, promosso dall'Associazione "Insieme". Il servizio di Adriana Masotti:
“Il realismo
ci invita a prendere coscienza della crescente complessità delle situazioni sociali.
E la profezia ci spinge a non rinunciare a quello che, in un primo momento, potrebbe
talvolta essere definito come utopico”. E’ con questo atteggiamento che il cardinale
Bertone guarda all’attuale crisi in Europa. E l’analisi del porporato prende il via
dalla costatazione che la crisi di cui il mondo di oggi soffre non è solo economica,
ma etica. E che perciò la soluzione non verrà unicamente da nuovi strumenti tecnici
o da nuove manovre, ma dalla capacità di trovare nuovi fini e nuovi progetti in vista
del bene comune. Per far questo, secondo il cardinale Bertone, è necessario reintrodurre
nelle società odierne il principio di fraternità che supera e completa quello di solidarietà.
Accanto alla giustizia, infatti, esso prevede la gratuità, accanto al dovere regolato
dalla legge, il sentirsi obbligati verso gli altri, che nasce dal sentirsi legati
ad essi. Se, continua, “la radice dell’agire economico è etico e antropologico, il
centro di ogni proposta capace di futuro deve necessariamente essere la persona umana
e quindi ciò che costituisce la fonte del suo benessere: il lavoro”.
Nella
modernità, ricorda il porporato, il lavoro viene ridotto a puro mezzo di produzione,
ma per il cristiano il lavoro è anche il corrispondere alla Volontà di Dio su ciascuno.
Il lavoro è tale quando è amore, quando serve a creare un prodotto o fornire un servizio,
è sempre una attività svolta "per" gli altri. Se è vero che il lavoro è fondativo
del consorzio umano, allora è necessario edificare una “cultura del lavoro” e bisogna
riconoscere il diritto al lavoro. E il cardinale Bertone cita l’esempio delle tante
“esperienze di imprese sociali che danno lavoro a centinaia di persone con disagi
sociali, disabili mentali o fisici, o ex tossicodipendenti o alcolisti, o carcerati
in semilibertà, anche se il lavoro risulta meno produttivo, perché consapevoli del
grande valore che per costoro ha la inclusione sociale, il tornare a far parte dignitosamente
di una comunità”. E ripropone un brano di Benedetto XVI nell’Enciclica Caritas
in veritate: “La grande sfida che abbiamo davanti a noi (…) è di mostrare, a livello
sia di pensiero sia di comportamenti, che non solo i tradizionali principi dell'etica
sociale, quali la trasparenza, l'onestà e la responsabilità non possono venire trascurati
o attenuati, ma anche che nei rapporti mercantili il principio di gratuità e la logica
del dono come espressione della fraternità possono e devono trovare posto entro la
normale attività economica”.
Ecco dunque il compito che l’Europa, fatta soprattutto
da mercanti e monaci, ha dinanzi a sé: "il cristianesimo - dice il porporato - ha
offerto quel soffio vitale e quel respiro che ha nutrito l’Europa, la sua economia
di mercato, il suo welfare, le sue banche. Oggi la crisi che attraversa non
è dovuta solo “alla mancanza di una comune politica fiscale o per i debiti pubblici,
ma all’affievolirsi di quelle tradizioni ideali che hanno alimentato nei secoli il
suo spirito”. In quanto europei, conclude, dobbiamo sforzarci di riproporre ad ogni
generazione quella base etica che ha fondato l’Europa come patria dei diritti umani,
della dignità e dell’inviolabilità della persona.