Il Papa all'udienza generale: la fede non è dialogo privato con Gesù ma credere con
e nella Chiesa
Il Papa, durante l’udienza generale in Piazza San Pietro, ha svolto la sua terza catechesi
per l’Anno della fede. “La fede – ha detto - è un dono, perché è Dio che prende l’iniziativa
e ci viene incontro così la fede è una risposta con la quale noi Lo accogliamo come
verità e fondamento stabile della nostra vita. E’ un dono che trasforma l’esistenza,
perché ci fa entrare nella stessa visione di Gesù, il quale opera in noi e ci apre
all’amore verso Dio e verso gli altri”.
Anche oggi il Papa è partito da alcune
domande: “la fede ha un carattere solo personale, individuale? Interessa solo la mia
persona? Vivo la mia fede da solo? Certo, l’atto di fede è un atto eminentemente personale,
che avviene nell’intimo più profondo e che segna un cambiamento di direzione, una
conversione personale: è la mia esistenza personale che riceve una svolta, un orientamento
nuovo. Nella Liturgia del Battesimo, al momento delle promesse, il celebrante chiede
di manifestare la fede cattolica e formula tre domande: Credete in Dio Padre onnipotente?
Credete in Gesù Cristo suo unico Figlio? Credete nello Spirito Santo? Anticamente
queste domande erano rivolte personalmente a colui che doveva ricevere il Battesimo,
prima che si immergesse per tre volte nell’acqua. E anche oggi la risposta è al singolare:
«Credo». Ma questo mio credere non è il risultato di una mia riflessione solitaria,
non è il prodotto di un mio pensiero, ma è frutto di una relazione, di un dialogo,
in cui c’è un ascoltare, un ricevere e un rispondere; è il comunicare con Gesù che
mi fa uscire dal mio «io» racchiuso in me stesso per aprirmi all’amore di Dio Padre.
E’ come una rinascita in cui mi scopro unito non solo a Gesù, ma anche a tutti quelli
che hanno camminato e camminano sulla stessa via; e questa nuova nascita, che inizia
con il Battesimo, continua per tutto il percorso dell’esistenza. Non posso costruire
la mia fede personale in un dialogo privato con Gesù, perché la fede mi viene donata
da Dio attraverso una comunità credente che è la Chiesa e mi inserisce nella moltitudine
dei credenti in una comunione che non è solo sociologica, ma radicata nell’eterno
amore di Dio che in Se stesso è comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,
è Amore trinitario. La nostra fede è veramente personale, solo se è comunitaria: può
essere la mia fede, solo se anche vive e si muove nel «noi» della Chiesa, solo se
è la nostra fede, la comune fede dell'unica Chiesa”.
“Alla domenica, nella
Santa Messa, recitando il «Credo» - ha proseguito - noi ci esprimiamo in prima persona,
ma confessiamo comunitariamente l’unica fede della Chiesa. Quel «credo» pronunciato
singolarmente si unisce a quello di un immenso coro nel tempo e nello spazio, in cui
ciascuno contribuisce, per così dire, ad una concorde polifonia della fede. Il Catechismo
della Chiesa Cattolica riassume in modo chiaro: «“Credere” è un atto ecclesiale. La
fede della Chiesa precede, genera, sostiene e nutre la nostra fede. La Chiesa è la
Madre di tutti i credenti. “Nessuno può dire di avere Dio per Padre, se non ha la
Chiesa come Madre” [san Cipriano]» (n. 181). Quindi, la fede nasce nella Chiesa, conduce
ad essa e vive in essa. Questo è importante ricordarlo”.
Benedetto XVI ha
osservato che “agli inizi dell’avventura cristiana, quando lo Spirito Santo scende
con potenza sui discepoli, nel giorno di Pentecoste - come narrano gli Atti degli
Apostoli (cfr 2,1-13) - la Chiesa nascente riceve la forza per attuare la missione
affidatale dal Signore risorto: diffondere in ogni angolo della terra il Vangelo,
la buona notizia del Regno di Dio, e guidare così ogni uomo all’incontro con Lui,
alla fede che salva. Gli Apostoli superano ogni paura nel proclamare ciò che avevano
udito, visto, sperimentato di persona con Gesù. Per la potenza dello Spirito Santo,
iniziano a parlare lingue nuove, annunciando apertamente il mistero di cui erano stati
testimoni. Negli Atti degli Apostoli ci viene riferito poi il grande discorso che
Pietro pronuncia proprio nel giorno di Pentecoste. Egli parte da un passo del profeta
Gioele (3,1-5), riferendolo a Gesù, e proclamando il nucleo centrale della fede cristiana:
Colui che aveva beneficato tutti, che era stato accreditato presso Dio con prodigi
e segni grandi, è stato inchiodato sulla croce ed ucciso, ma Dio lo ha risuscitato
dai morti, costituendolo Signore e Cristo. Con Lui siamo entrati nella salvezza definitiva
annunciata dai profeti e chi invocherà il suo nome sarà salvato (cfr At 2,17-24)”.
“Ascoltando queste parole di Pietro – ha aggiunto - molti si sentono personalmente
interpellati, si pentono dei propri peccati e si fanno battezzare ricevendo il dono
dello Spirito Santo (cfr At 2, 37-41). Così inizia il cammino della Chiesa, comunità
che porta questo annuncio nel tempo e nello spazio, comunità che è il Popolo di Dio
fondato sulla nuova alleanza grazie al sangue di Cristo e i cui membri non appartengono
ad un particolare gruppo sociale o etnico, ma sono uomini e donne provenienti da ogni
nazione e cultura. E’ un popolo «cattolico», cioè che parla lingue nuove, universalmente
aperto ad accogliere tutti, oltre ogni confine, abbattendo tutte le barriere. Dice
san Paolo: «Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro,
Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti” (Col 3,11)”.
Il Papa
ha quindi affermato che “la Chiesa, dunque, fin dagli inizi è il luogo della fede,
il luogo della trasmissione della fede, il luogo in cui, per il Battesimo, si è immersi
nel Mistero Pasquale della Morte e Risurrezione di Cristo, che ci libera dalla prigionia
del peccato, ci dona la libertà di figli e ci introduce nella comunione col Dio trinitario.
Al tempo stesso, siamo immersi nella comunione con gli altri fratelli e sorelle di
fede, con l’intero Corpo di Cristo, tirati fuori dal nostro isolamento. Il Concilio
Ecumenico Vaticano II lo ricorda: «Dio volle salvare e santificare gli uomini non
individualmente e senza alcun legame fra loro, ma volle costituire di loro un popolo,
che Lo riconoscesse nella verità e fedelmente Lo servisse» (Cost. dogm. Lumen gentium,
9). Richiamando ancora la liturgia del Battesimo, notiamo che, a conclusione delle
promesse in cui esprimiamo la rinuncia al male e ripetiamo «credo» alle verità centrali
della fede, il celebrante dichiara: «Questa è la nostra fede, questa è la fede della
Chiesa e noi ci gloriamo di professarla in Cristo Gesù nostro Signore». La fede è
virtù teologale, donata da Dio, ma trasmessa dalla Chiesa lungo la storia. Lo stesso
san Paolo, scrivendo ai Corinzi, afferma di aver comunicato loro il Vangelo che a
sua volta anche lui aveva ricevuto (cfr 1 Cor 15,3)”.
“Vi è un’ininterrotta
catena di vita della Chiesa, di annuncio della Parola di Dio, di celebrazione dei
Sacramenti – ha rilevato - che giunge fino a noi e che chiamiamo Tradizione. Essa
ci dà la garanzia che ciò in cui crediamo è il messaggio originario di Cristo, predicato
dagli Apostoli. Il nucleo dell’annuncio primordiale è l’evento della Morte e Risurrezione
del Signore, da cui scaturisce tutto il patrimonio della fede. Dice il Concilio: «La
predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva
essere consegnata con successione continua fino alla fine dei tempi» Cost. dogm. Dei
Verbum, 8). In tal modo, se la Sacra Scrittura contiene la Parola di Dio, la Tradizione
della Chiesa la conserva e la trasmette fedelmente, perché gli uomini di ogni epoca
possano accedere alle sue immense risorse e arricchirsi dei suoi tesori di grazia.
Così la Chiesa - cito ancora una volta il Concilio - «nella sua dottrina, nella sua
vita e nel suo culto trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto
ciò che essa crede» (ibidem)”.
Il Papa ha sottolineato, infine, “che è nella
comunità ecclesiale che la fede personale cresce e matura. E’ interessante osservare
come nel Nuovo Testamento la parola «santi» designa i cristiani nel loro insieme,
e certamente non tutti avevano le qualità per essere dichiarati santi dalla Chiesa.
Che cosa si voleva indicare, allora, con questo termine? Il fatto che coloro che avevano
e vivevano la fede in Cristo risorto erano chiamati a diventare un punto di riferimento
per tutti gli altri, mettendoli così in contatto con la Persona e con il Messaggio
di Gesù, che rivela il volto del Dio vivente. E questo vale anche per noi: un cristiano
che si lascia guidare e plasmare dalla fede della Chiesa, nonostante le sue debolezze,
i suoi limiti e le sue difficoltà, diventa come una finestra aperta alla luce del
Dio vivente, che riceve questa luce e la trasmette al mondo. Il Beato Giovanni Paolo
II nell’Enciclica Redemptoris missio affermava che «la missione rinnova la Chiesa,
rinvigorisce la fede e l’identità cristiana, dà nuovo entusiasmo e nuove motivazioni.
La fede si rafforza donandola!» (n. 2).
Questa la conclusione del Papa: “La
tendenza, oggi diffusa, a relegare la fede nella sfera del privato contraddice la
sua stessa natura. Abbiamo bisogno della Chiesa per avere conferma della nostra fede
e per fare insieme esperienza dei doni di Dio: la sua Parola, i Sacramenti, il sostegno
della grazia e la testimonianza dell’amore. Così il nostro «io» nel «noi» della Chiesa
potrà percepirsi, ad un tempo, destinatario e protagonista di un evento che lo supera:
l’esperienza della comunione con Dio, che fonda la comunione tra gli uomini. In un
mondo in cui l’individualismo sembra regolare i rapporti fra le persone, rendendole
sempre più fragili, la fede ci chiama ad essere popolo di Dio, ad essere Chiesa, portatori
dell’amore e della comunione di Dio per tutto il genere umano (cfr Cost. past. Gaudium
et spes, 1)”.