2012-10-31 15:01:21

Eurogruppo: soddisfazione per i passi importanti nell’accordo Grecia – Troika


L’Eurogruppo, riunito oggi in videoconferenza, ha rinviato al 12 novembre prossimo ogni decisione sulla Grecia. Nell’incontro odierno si è preso atto dei progressi fatti nei rapporti tra Atene e la Troika, formata da Unione Europea, Banca Centrale e Fondo Monetario Internazionale, anche se la giornata era iniziata con la doccia fredda della smentita all’accordo sugli aiuti per il piano di risanamento del Paese ellenico, annunciato forse troppo in fretta dal premier Samaras. Intanto, è stato superato lo scoglio sul disegno di legge sulle privatizzazioni, approvato oggi dal parlamento di Atene. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Carlo Altomonte, docente di Politica economica europea presso l’Università Bocconi di Milano:RealAudioMP3

R. – Il problema in Grecia è chiaramente un problema politico. Come sappiamo la coalizione è stata formata mettendo insieme forze storicamente all’opposizione. Evidentemente è come in Italia, con i governi di unità nazionale, dove il problema diventa politico in termini di risposta da dare al proprio elettorato. Su questo, però, mi pare che i partner europei non siano molto disposti a fare degli sconti, anche perché bisogna garantire da qui al 2020, in qualche modo, al sistema greco la capacità di pagare i propri debiti.

D. – L’Europa spinge sulle privatizzazioni (oggi approvate dal parlamento) e sulla riforma del lavoro. All’interno, invece, della coalizione di governo ci sono degli atteggiamenti che sono un po’ un freno a questa richiesta. Perché?

R. – E’ il solito problema del tema delle riforme strutturali. Le riforme strutturali danno dei benefici politici ed elettorali solo nel lungo periodo, perché devono evidentemente mettere in moto tutta una serie di meccanismi, che poi consentano agli “animal spirit” dell’imprenditoria, di recuperare efficienza e quindi di migliorare la produttività, poi la crescita e infine reddito e occupazione. Evidentemente, però, nel breve periodo hanno solo i costi politici del taglio dei privilegi. L’Europa su questo è sempre stata storicamente indietro. Il fallimento, se vogliamo, del disegno della moneta unica, del mercato unico, come originariamente concepiti a Maastricht, passa anche dal fatto che i Paesi non sono riusciti a mettere in piedi una seria agenda di riforme strutturali, con forse l’unica eccezione della Germania. E vediamo oggi le conseguenze di queste riforme. Quindi, evidentemente forzare questo tipo di riforme incontra delle resistenze. Mi sembra che, peraltro, sarà un dibattito antesignano di quello che potrà capitare in Italia con il nuovo esecutivo.

D. – Il governo greco è chiamato ora ad un grande senso di responsabilità ed unione, ma cosa accadrebbe in caso contrario, proprio dal punto di vista pratico?

R. – Dal punto di vista pratico, qualcuno si dovrà prendere la responsabilità di non erogare la nuova tranche di aiuti alla Grecia, e non erogando la nuova tranche di aiuti alla Grecia, Atene non avrebbe i soldi necessari per pagare gli stipendi pubblici, i medicinali e quant’altro serva al buon funzionamento dello Stato ... tutto questo determinerebbe il default del Paese. Evidentemente avrebbe anche importanti conseguenze politiche, economiche, finanziarie e farebbe ripiombare di nuovo l’Europa nell’occhio del ciclone della crisi. Il governo greco lo sa, i partiti che si oppongono alle riforme dentro il governo greco lo sanno e quindi tentano di estrarre il massimo di rendita politica da questa partita a poker che si sta giocando.

D. – L’Eurogruppo in una teleconferenza ha discusso del caso, senza però prendere alcuna decisione al riguardo. Si può parlare di una presa di distanza strategica?

R. – Come ripeto è una partita a poker. Non ha senso in questo momento che l’Eurogruppo prenda una posizione drastica, che possa essere smentita domani, nel momento in cui evidentemente non c’è la volontà politica di far saltare il banco in Grecia. Bisognerà trovare tuttavia il modo di esercitare delle pressioni credibili sul governo greco, affinché nei vincoli politici, che caratterizzano la sua coalizione, si possa trovare spazio per questo ed altri tipi di riforme, che in qualche modo stimolino ancora maggiormente la competitività dell’economia greca. Secondo me, la soluzione si trova sostanzialmente sul “timing” delle stesse: si può annunciare la riforma del mercato del lavoro, che non parte da oggi, ma parte tra sei mesi, un anno, nell’orizzonte del 2020 o qualcosa in più. Quindi, nel momento in cui noi, come Eurogruppo, capiamo che bene o male la Grecia ce la dobbiamo portare dentro, che ha senso tenerla agganciata all’Europa, anche da un punto di vista geopolitico, evidentemente dovremo in qualche modo trovare un minimo di budget, perché si possa continuare con la politica di aiuti, non fino al 2020, che è un orizzonte temporale attuale, ma anche per qualche anno in più, e questo darebbe dello spazio politico al negoziato di oggi sulla Grecia.







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