"L'usura, il Bot delle mafie". Libera presenta in un Rapporto gli affari delle cosche
“Usura, il Bot delle mafie. Fotografia di un paese strozzato”. E’ il dossier presentato
oggi a Roma da Libera sui clan che fanno affari con usura di mafia. In tempo di crisi,
spiega il Rapporto, c’è chi da tempo ha capito come fare tanti soldi con i soldi.
Servizio di FrancescaSabatinelli:
I 55 clan criminali
sparsi in tutta Italia prosperano sempre più con l’usura mafiosa. Camorra, mafia,
‘ndrangheta, sono impegnate in questo florido business, molto florido, e anche delocalizzato:
è sufficiente guardare i tassi di interesse applicati sui prestiti e che variano da
regione a regione, da città a città. Se a Roma si arriva anche a tassi pari al 1500%
annui, a Milano si scende al 150%. Stessa altalena nelle province, nel nordest padovano
i clan chiedono fino al 180% annuo, ad Aprila, nel basso Lazio, si è raggiunto il
record con il 1075% di tasso annuo. Il dossier ci dice che se l’usura delle mafie
si mostra stabile nelle metropoli, così non è nelle province, dove penetra sempre
più velocemente. E questo a causa soprattutto della crisi economica e di un sistema
bancario che non sostiene gli imprenditori. don LuigiCiotti, presidente
di Libera:
“Bisogna che si sblocchi questo problema con le banche, riguardo
a quelle imprese che sono solide, ma senza liquidi, e che rischiano di andare verso
il fallimento, perché non hanno accesso al credito con le banche. E’ il sistema
bancario che deve essere ridefinito. Lo stesso avviene da parte dell’ente pubblico.
Il pubblico non paga nei termini dovuti, rinvia. Bisogna allora che da una parte il
sistema bancario e dall’altra l’ente pubblico trovino modalità efficaci per andare
incontro a chi sta onestamente lavorando e che può concretamente dare risposte positive.
Le mafie intercettano un segmento di sofferenza, di fatica, di disperazione, hanno
denaro liquido e lo offrono a tassi altissimi, se non ce la fai a pagare si impadroniscono
della tua azienda, usando la faccia pulita dell’imprenditore”.
Il silenzio
che circonda l’usura mafiosa è forte e la vittima cade preda di una particolare forma
di schiavitù. Il dossier elenca le minacce, le promesse di morte, quello che definisce
“il galateo dell’usurario mafioso”. L’usura uccide l’economia e le persone, ne sono
evidente prova anche i tanti suicidi che si sono susseguiti negli ultimi mesi:
“Abbiamo
incontrato persone con situazioni di sofferenza immensa: donne ricattate con prestazioni
sessuali, persone che sono state invitate dall’organizzazione mafiosa a diventare
a loro volta reclutatori di nuovi clienti, persone imprigionate magari per due giorni
e minacciate se non pagavano. Abbiamo trovato gente davvero disperata. C’è molto silenzio
in questo mondo, c’è molto timore di parlare, anche perché l’interlocutore dall’altra
parte è la mafia”.
Le piccole e medie imprese rischiano sempre più di cadere
in mani mafiose, complice anche la collusione di professionisti senza scrupoli. Di
qui, l’appello a tutti, soprattutto alla politica, a fare la sua parte. “Al di là
degli slogan – denuncia don Ciotti – non si è vista una vera lotta alla corruzione,
alle mafie, all'usura''. Uno sguardo poi al voto in Sicilia, una vera rivoluzione
che ha portato alla vittoria il candidato del Pd e dell’Udc, Rosario Crocetta, nuovo
presidente della regione siciliana:
“E’ una cosa che mi ha fatto piacere,
non a caso eravamo andati a Gela per sostenerlo quando era sindaco. Ben venga, perché
ha bisogno di essere aiutato, sostenuto. E’ uno che non le manda certamente a dire,
ma non basta. In Sicilia quello che m’inquieta è toccare con mano che un cittadino
su due non è andato a votare. C’è una sfiducia nella politica dell’attuale momento.
Da una parte, troviamo bravi uomini e donne, seriamente impegnati in politica, nel
contrasto alla criminalità, alle mafie, alle varie forme d’illegalità. Però, c’è anche
gran parte del Paese che è alla finestra a guardare o che non fa quello che dovrebbe.
Anche noi come cittadini abbiamo la responsabilità di fare la nostra parte. Il cambiamento
ha bisogno di ciascuno di noi, perché il quadro che ci circonda ci pone domande, interrogativi.
E la domanda che io continuo a pormi è: come mai da 400 anni noi parliamo di camorra,
da 200 anni parliamo di Cosa Nostra e da oltre 100 anni parliamo di ‘ndrangheta? Dobbiamo
chiederci come mai”.
Qualcosa non funziona, ha concluso don Ciotti, quando
si vedono leggi che escono mortificate da mediazioni verso il basso e compromessi,
nonostante la volontà iniziale. La presentazione del Rapporto è stata anche l’occasione
per lanciare la Fondazione Antiusura “Interese Uomo”, che finora ha operato sul territorio
della provincia di Potenza e che ora amplia il proprio impegno a livello nazionale.